Chi era Emanuela Loi, la giovane poliziotta vittima della mafia

Tag: vip
Condividi

Le immagini di quella terribile domenica del 1992 sono ancora indelebili nella memoria collettiva anche quasi trent’anni dopo.

Neanche due mesi dopo la strage di Capaci il giudice Borsellino veniva assassinato. Con lui, animati dallo stesso senso di giustizia, persero la vita anche gli agenti della sua scorta. Fra loro c’era una giovanissima poliziotta, l’unica donna a proteggere il magistrato.

Chi era Emanuela Loi

Emanuela era nata a Sestu, nel cagliaritano, il 9 ottobre 1967. Era entrata nella Polizia di Stato nel 1989, dopo i sei mesi di addestramento nel 119esimo corso presso la Scuola Allievi Agenti di Trieste.

Dopodiché arriva l’assegnazione a Palermo, destinata a cambiarle la vita per sempre. Nel capoluogo siculo ricopre vari incarichi: i piantonamenti a Villa Pajno a casa dell’allora parlamentare Sergio Mattarella, la scorta alla senatrice Pina Maisano (vedova di Libero Grassi) e il piantonamento del boss Francesco Madonia.

Emanuela era una ragazza sorridente e spensierata, fidanzata con un ragazzo che vuole sposare, magari proprio a Cagliari. Spera di ritornare nella sua Sardegna, ma intanto deve rassicurare amici e parenti, impensieriti per il suo lavoro in una terra all’epoca teatro di violenze quasi quotidiane.

Non aveva ancora compiuto 25 anni, quando il 17 luglio 1992 viene assegnata a Paolo Borsellino che, appena la vede, come un padre, commenta:

E lei dovrebbe difendere me? Dovrei essere io a difendere lei.

Purtroppo nessuno dei due ci è riuscito.

La strage di via D’Amelio

È il 19 luglio, sono appena due giorni che Emanuela Loi fa parte della scorta del giudice. Borsellino alle 16.58 è in via d’Amelio, dove si era recato per andare a trovare la madre e la sorella.

Proprio nel momento in cui Emanuela e il giudice scesero dall’auto, una Fiat 126 carica di tritolo esplode uccidendo Borsellino e i suoi agenti: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto alla strage fu l’agente Antonino Vullo, che nell’attimo dell’esplosione stava parcheggiando un’altra auto della scorta. Il boato risuona in tutta Palermo, ed è il suono di tante vite dedicate alla giustizia che sono state spazzate via.

Il ricordo di Emanuela

La giovane poliziotta è stata la prima donna in Italia a far parte di una scorta e anche la prima donna della Polizia di Stato a morire in una strage di mafia. Pur consapevole del pericolo che correva amava il suo lavoro, che svolgeva con impegno e dedizione. Con provvedimento postumo, le è stata conferita la Medaglia d’oro al valor civile per la dedizione e il coraggio espressi nel servizio, fino al sacrificio della propria vita.

Dalla sua morte le sono state dedicate scuole, vie, piazze e giardini. Anche se niente di tutto ciò riporterà indietro Emanuela sua sorella Maria Claudia e tutta la famiglia tengono vivo il suo ricordo, battendosi per la legalità proprio come ha fatto lei, fino alla fine.