Diaz e Romanzo di una strage: lo Stato sta dalla parte dei cattivi

Diaz e Romanzo di una strage, due film imperdibili che raccontano la storia di un Paese dove lo Stato sta dalla parte sbagliata e in cui la parola giustizia suona spesso vuota e falsa

Fin dall’infanzia siamo stati abituati dal cinema e dalla televisione, nella quasi totalità delle storie che ci hanno raccontato, a considerare gli uomini delle istituzioni dello Stato (poliziotti, giudici, presidenti) come i buoni, quelli che – magari all’ultimo istante utile prima che la vittoria dei cattivi diventi definitiva e irrimediabile – arrivano a sistemare le cose e a fare giustizia. Poi certo, nelle trame di film e serie tv non mancano mai le mele marce, il poliziotto violento o il ministro corrotto, ma il sistema riesce sempre a fare pulizia al proprio interno, perché fondamentalmente è orientato a criteri di giustizia ed onestà e controllato da fedeli servitori dello Stato.

In questi giorni al cinema proiettano due film italiani, straordinari e imperdibili, che raccontano un pezzo della storia del nostro Paese: Romanzo di una strage, di Marco Tullio Giordana, ci presenta un’angosciosa ma efficacissima ricostruzione della strage di piazza Fontana mentre Diaz, di Daniele Vicari, ci sbatte in faccia la tremenda verità della violenza della polizia di stato in occasione del G8 di Genova del 2011, secondo Amnesty International “la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”.

Raccontano due realtà profondamente diverse e lontane tra loro i due film di Giordana e Vicari, quella di Romanzo di una strage è l’Italia della fine del boom economico che si apprestava ad entrare in uno dei periodi più bui della sua storia, segnato dalla violenza politica e dalle stragi di stato; quella di Diaz è invece l’Italia di ieri, della sbornia berlusconiana e dell’illusione di un nuovo miracolo economico che si scopre lo stesso Paese di sempre, lontano anni luce da una normale democrazia e più vicina che mai a una dittatura sudamericana.

Eppure, pur nella diversità dei fatti e delle epoche, le due pellicole raccontano in fondo la stessa, immutabile e irriformabile Italia: un Paese dove le istituzioni dello Stato non giocano la parte dei buoni, gli “arrivano i nostri” dei film americani, ma al contrario sono gli spettatori impassibili delle sofferenze dei deboli o peggio, gli alleati subdoli e insospettabili dei cattivi o, peggio ancora, i cattivi tout court. Purtroppo non è finzione, è il racconto fedele e sofferto della nostra sfortunata storia.

(In foto una scena di Romanzo di una strage: Favino nella parte di Pinelli e Mastandrea in quella di Calabresi).

Scritto da Style24.it Unit

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