Da Yara alla strage di Lamezia Terme, quando il razzismo è indotto dai media

Ho già scritto nel post di ieri che a Brembate dove un marocchino è stato accusato del rapimento di Yara Gambirasio, così come a Lamezia Terme dove un altro marocchino ha causato la morte di sette ciclisti in un incidente stradale, i mass media si sono sostanzialmente inventati un allarme razzismo che fondamentalmente non c’era, a parte qualche foglietto svolazzante con frasi xenofobe e le solite scritte di qualche ragazzino represso su Facebook.

Nulla di nuovo: i giornalisti devono raccontare notizie, e per inettitudine e pigrizia mentale spesso sono indotti a procedere per stereotipi, seguendo il copione meglio conosciuto e di più consolidata efficacia. Per cui, quando di mezzo a un crimine c’è un extracomunitario, rilanciano in automatico sul razzismo e vanno alla disperata ricerca di qualcuno che gli dichiari al microfono “a casa tutti gli immigrati” o fesserie simili. Per poi magari dare il la a qualche commentatore in poltrona che chiosa sull’intolleranza della gente.

Poi è chiaro che l’estremismo xenofobo esiste, non è certo un’invenzione dei mass media, ma sarebbe bene piantarla di “evocarlo” ogni volta. Non solo impegnandosi a informare correttamente senza vedere il razzismo dove non c’è, ma anche e soprattutto evitando di inglobare nel proprio racconto, anche inconsapevolmente e senza dolo, i peggiori stereotipi e pregiudizi.

Perché quando uno straniero viene fermato con l’accusa di un crimine, come è successo anche nei casi di cronaca richiamati nel titolo, dalla stampa viene sempre identificato attraverso la nazionalità? Se definisco il boia, lo stupratore, il pirata della strada come “immigrato”, “extracomunitario”, “marocchino” comunico implicitamente al pubblico che quella è la caratteristica più importante, la chiave per farsi un’idea sulla vicenda. Di fatto suggerisco una lettura razzista della questione.

E se chiedo un parere attraverso le deleterie interviste per la strada, domandando “hanno fermato un marocchino, cosa ne pensa?”, sto già assecondando una precisa risposta, sto sollecitando una riflessione imperniata sulla nazionalità dell’accusato. Credo che se alle stesse persone che manifestano la loro intolleranza si domandasse di commentare il fermo di un “uomo”, pur non nascondendone la provenienza ma senza indicarlo con l’etichetta semplificatoria dello straniero, le risposte cambierebbero sensibilmente.

Chiosa finale sull’assoluta irrazionalità del razzismo. Riflettevo su cosa avrebbero dovuto esporre i cittadini di Avetrana all’indomani dell’arresto di Michele Misseri, se avessero dovuto seguire la logica discriminatoria che vuole che al gruppo siano attribuite le colpe di un singolo individuo. Forse “fuori gli zii dall’Italia”, oppure “fuori i contadini dall’Italia”, o ancora “fuori gli uomini con gli occhi chiari”. E all’indomani del fermo di Sabrina invece, ovviamente, “fuori le cugine”. Certo, i razzisti sono proprio idioti.

(In alto: uno dei cartelli razzisti esposti a Brembate. Da notare la parola “marocchini” scritta con la y finale).
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Scritto da Style24.it Unit

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