Crisi economica, l’agonia del governo in diretta tv

Quella vecchia volpe di Enrico Mentana c’ha visto giusto ieri sera nel proporre uno speciale del suo telegiornale, in una delle notti più delicate e drammatiche della recente storia repubblicana, con il governo appeso a un filo che non riusciva a trovare la quadra in un consiglio dei ministri agitatissimo, mentre si moltiplicavano voci incontrollate di dissidenti pronti a staccare la spina all’esecutivo e mandare finalmente a casa Berlusconi.

Alla fine, dopo che erano rimbalzate tutta la giornata indiscrezioni su prelievi forzati dai conti corrente e patrimoniali varie, il Consiglio dei ministri approva un maxi emendamento da inserire nella legge di stabilità. I contenuti non sono ancora chiari, ma si intuisce che ci sarà molto poco di quello che l’Europa ci ha chiesto e che come al solito il governo si è dimostrato incapace di decidere, bloccato dai veti incrociati. Anche la consistenza della fronda viene però ridimensionata, da 12 deputati a 6, firmatari di una lettera invero abbastanza ambigua che pubblica oggi il Corriere.

Intanto nella notte televisiva impazzano i commenti, da Porta a porta a Linea notte, passando per Sky (mentre Vinci si occupa di come si è mascherata Amanda Knox ad Halloween). Spicca soprattutto una nuova tendenza del terzismo borghese che in questi anni ha legittimato Berlusconi, chiudendo costantemente gli occhi sul conflitto d’interessi e le enormi anomalie democratiche del berlusconismo. Parliamo di industriali e banchieri, ma anche di commercianti e artigiani, che adesso – a un passo dal baratro – chiedono le dimissioni del premier, ma che fino a ieri sono stati colpevolmente complici del disastro se non proprio tifosi dell’uomo della provvidenza.

La grande stampa del Nord (Corriere della Sera, Sole 24 ore, La Stampa) che più di tutti rappresenta quel blocco sociale, e che si è fatta interprete fin troppo zelante dell’equidistanza al berlusconismo, oggi appare molto più timida e prudente nella critica al governo rispetto alle élites sociali di cui è espressione. In parole povere e per semplificare: Marcegaglia è molto più dura di De Bortoli, il direttore del Corsera.

Il nuovo refrain dell’intellighenzia terzista, espresso senza ambiguità da De Bortoli a Linea Notte e da Luca Ricolfi a Porta a porta, è il seguente: è vero il governo non ha più credibilità e forse neppure una maggioranza, ma l’opposizione non avrebbe comunque le forze per fare le riforme necessarie. Insomma, il Paese affonda, il premier non fa nulla, e questi si mettono già a bocciare futuribili e ipotetici governi alternativi, dopo aver consentito a Berlusconi di imperversare quasi vent’anni senza mai il coraggio di una bocciatura diretta, anche di fronte a lacerazioni costituzionali e ferite alla democrazia insopportabili, quali le leggi ad personam e lo scontro frontale contro la magistratura.

La verità è che se siamo arrivati a questo punto, e sarà bene ricordarselo, è anche colpa di quelli che con il loro silenzio e la loro prudenza hanno di fatto spianato la strada al sultanato di Arcore. Con i risultati che adesso sono sotto gli occhi di tutti.

(In foto: De Bortoli).

Scritto da Style24.it Unit

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