Concerto dei dARI in Stazione Centrale, Milano: fotogallery e video danzerino

Sabato pomeriggio, la noia si fa sentire. Il clima rigido non permette chissà quali scampagnate, la tentazione sarebbe quella di rimanere a casa, ma due passi fanno sempre bene. L’occhio mi cade sul giornale: alle 18, in Stazione Centrale, c’è un concerto dei dARI, presentato dalla mia amica Winty, organizzato da Grandi Stazioni e promosso da tutti gli esercizi commerciali presenti. Faccio qualche chiamata, raccatto un paio di amici e via.

Premessa: non ho mai ascoltato il gruppo di Aosta in vita mia. Ho sentito qualche volta il singolo “Wale tanto Wale”, con il quale mi si dice sono diventati famosi, e, per usare un eufemismo, non mi è piaciuto. Non è il mio genere, non mi dicono nulla e le melodie sono un po’ troppo scontate. E quelle tastiere anni ottanta danno la mazzata finale.

Cosa mi spinge dunque ad avventurarmi in mezzo ad un mare di fan scatenate, la cui data di nascita in media è posteriore alla mia di una decina d’anni? Curiosità, pura e semplice curiosità: di conoscere un fenomeno ormai in voga – forse addirittura in decadenza – quello emo, di sentire l’acustica della stazione, di fare qualche foto con la macchina fotografica nuova.

Ebbene, non posso dirmi di essermi ricreduto su nulla.

L’acustica della Stazione Centrale è terribile, buona forse per gli annunci (coperti dalla musica dei quattro musicisti, per la gioia dei viaggiatori), ma non di certo per delle esibizioni musicali: il suono risulta impastato, fastidioso, il basso è praticamente inesistente e la batteria, amplificata da un microfono, sovrasta tutti gli altri strumenti. Aggiungiamo anche una giornata no del cantante Dario (sarà lui ad aver dato nome alla band?) e il quadro è completo.

I dARI si lanciano nell’esibizione senza troppi indugi, i brani si susseguono velocemente, e il batterista Fasa dimostra di sapere il fatto suo, sfoggiando qualche giochetto non male. Simpatico il tastierista Cadio, che a fine concerto si concederà con grande generosità e disponibilità al pubblico di ragazzine scatenate, mentre l’ombroso bassista Fab non concede neanche un sorriso, forte del suo look visual kei di sicuro effetto.

Non commento le composizioni musicali perché in primo luogo non mi è stato possibile ascoltare con quel minimo di attenzione che si deve ad ogni opera di ingegno e in secondo luogo perché francamente non è il mio pane quotidiano e mi troverei in difficoltà.

La nota di colore del concerto è stato un ballerino improvvisato vestito da Capitan Findus, che sfoggiava dei passi estremamente azzeccati, uniti a mosse tratte da qualche arte marziale sconosciuta. Uno spettacolo nello spettacolo, insomma.

Qui di seguito trovate una fotogallery del concerto.

Scritto da Style24.it Unit

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