Caso Morgan: quanto bisogna cantare bene per potersi drogare liberamente?

Si è molto discusso in questi giorni della strana etica politico-televisiva che ha portato a squalificare dal prossimo festival di Sanremo l'ex giurato di X factor, Marco Castoldi in arteMorgan, per le sue dichiarazioni sull'uso di cocaina. Qualcuno ha giustamente fatto notare che è parecchio singolare che proprio la tv italiana venga a dare lezioni di moralità, ma la decisione appare ancora più assurda se si considerano i personaggi che hanno calcato il palco sanremese lungo tutta la sua storia.

Un lettore qualche giorno fa mi ha ricordato, per esempio, della partecipazione in qualità di ospite dell'ex pugile Mike Tyson, condannato per stupro e in seguito anche per possesso di stupefacenti, non esattamente un esempio di fulgida moralità. Gli stupratori vanno bene ma i drogati no?

Tanto per restare in tema stupefacenti, nella stessa kermesse fu invitato, dopo un corteggiamento durato anni, il mitico Vasco Rossi, che qualunque direttore artistico del festival farebbe carte false per avere sul palco della sua edizione, giustamente, perché il rocker emiliano è un pezzo di storia della musica italiana. Peccato che non sia esattamente un modello di vita morigerata, come è noto: arrestato e condannato per possesso di cocaina negli anni 80, in seguito non pare essersi distinto per elevati discorsi alla nazione in diretta televisiva sulla pericolosità delle droghe.

Dunque perché Vasco sì e Morgan no? La risposta è fin troppo evidente, ma ci secca darla perché suona dannatamente ipocrita, perché mette in ballo la solita doppia morale italiana, che si allarga e si restringe a mo' di fisarmonica adattandosi volta per volta a seconda delle circostanze e soprattutto delle persone.

E così può accadere che si trovi del tutto normale chiudere un occhio di fronte al presidente del Consiglio che invita una minorenne a passare il Capodanno nelle sua residenza privata, mentre si eviterebbe persino di salutare un vicino tacciato dal pettegolezzo di quartiere di comportamenti analoghi. O può capitare che dei bulletti fascistoidi abbigliati dalla testa ai piedi di vestiario firmato Dolce e Gabbana si divertano a schernire e vessare le coppie omosessuali della zona. O che un ragazzo di colore che ruba dei biscotti da un bar venga preso a sprangate, mentre se dello stesso furto si fosse macchiato un giovane ariano in giacca e cravatta molto probabilmente sarebbe finita con una risata e a tarallucci e vino, probabilmente offerti dal barista.

Insomma, siamo il paese dove la morale non è uguale per tutti, quindi c'è poco da stupirsi che non lo sia nemmeno la legge. Siamo fatti così: l'uguaglianza è qualcosa che fatichiamo terribilmente a comprendere e accettare. Ecco perché le leggi ad personam non suscitano scandalo: sono quanto di più italiano si possa immaginare.

(Nella foto: Bonolis intervista Tyson sul palco di Sanremo, nel 2005).

Scritto da Style24.it Unit

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