Chi era Carlo Cassola: tutto sullo scrittore italiano

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Giudicato a volte come troppo complesso per l’ambiente in cui pubblica e il periodo storico in cui si trova, Carlo Cassola è un importante esponente della letteratura italiana.

Ecco la sua storia e il suo percorso lavorativo.

Chi era Carlo Cassola

Carlo Cassola (Roma, 17 marzo 1917 – Montecarlo, 29 gennaio 1987) è stato uno scrittore italiano. Cresce insieme ai quattro fratelli, il padre giornalista e traduttore e la madre. La figura paterna prende posizione politica identificandosi con il socialismo e scrivendo per l’Avanti!.

Negli anni sviluppa una sempre più grande infelicità data in particolar modo dalla lontananza con i fratelli, molto più grandi di lui, che lo portano spesso all’isolamento.

Si rifugia infatti nei libri ancora prima di saper leggere attratto dalle immagini di alcuni testi di zoologia per poi appassionarsi successivamente ai romanzi d’avventura.

Dell’esperienza scolastica non ha bei ricordi, la giudica infatti come fallimentare.

Prova disgusto verso gli insegnamenti ricevuti e si appassiona alla letteratura solo attraverso la condivisione con qualche amico. Apprezza gli scrittori contemporanei, in particolar modo Giovanni Pascoli.

L’inizio della carriera e la Resistenza

Nel 1937 inizia a scrivere i primi racconti che vengono raccolti e pubblicati alcuni anni dopo nei volumi “Alla periferia” e “La visita”. Si inserisce inoltre in un ambiente di intellettuali con cui dirige la rivista “Rivoluzione”, grazie a queste conoscenze riesce a pubblicare altri racconti e ricevere l’invito a collaborare con altre riviste importanti.

Nel frattempo diventa anche insegnante concorrendo per la cattedra di storia, filosofia e pedagogia. In questo periodo lavora a Volterra e qui prende contatti con alcuni comunisti attivi della zona per partecipare alla resistenza.

In questo momento si allontana anche dalla scrittura limitandosi alla collaborazione con alcune testate giornalistiche.

Il cambio stilistico e i premi letterari

Con la morte della moglie mette in dubbio tutta la sua vita e dalla sua sofferenza e dal suo dolore nasce una nuova poetica inaugurata con “Il taglio del bosco”. L’allontanamento dal neorealismo non manca di critiche da parte di colleghi come Pier Paolo Pasolini. In questi anni lavora ad alcuni dei suoi lavori migliori tra cui “Fausto e Anna” per esempio.

Si trasferisce a Grosseto dove nel frattempo si sposa di nuovo e si dedica al ruolo di bibliotecario.

In questi anni l’ambiente circostante lo ispira per scrivere “I minatori della Maremma” tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto.

Seguono numerosi libri importanti che lo portano anche alla vittoria di alcuni riconoscimenti letterari. Nel 1960 per esempio esce “La ragazza di Bube” un grandissimo successo con cui ottiene infatti il Premio Strega.