Bruno Vespa orco di Cenerentola e il terrorismo della tv sugli adolescenti

L’immagine di Bruno Vespa che irrompe come un orco cattivo nel bel mezzo della favola di Cenerentola – mandata in onda l’altra sera su Rai uno – per annunciare una puntata di Porta a porta su Sarah Scazzi e Yara Gambirasio dal titolo “Chi protegge i nostri figli?”, è una di quelle scene che esemplificano perfettamente il modo in cui la televisione specula e prospera sulle paure e l’ansia del pubblico.

Il trucchetto in fondo è vecchio quanto la comunicazione di massa: se ti spavento, se ti annuncio possibili pericoli che potrebbero abbattersi sulla tua testa o su quella dei tuoi cari, allora quasi sicuramente sarò capace di catturare la tua attenzione e di farti restare incollato al video. Del resto ci sono centinaia di ricerche che dimostrano come l’informazione televisiva tenda a drammatizzare i casi di cronaca nera, spesso e volentieri favorendo nello spettatore l’idea di una recrudescenza del crimine, a prescindere dal reale andamento dei dati sulla delinquenza.

Questa operazione di terrorismo psicologico e di allarmismo strumentale all’audience ultimamente la si sta compiendo sulla pelle degli adolescenti, stratagemma perfetto per conquistare l’attenzione dei genitori in ascolto (che, come si sa, guardano la tv molto più dei figli). Uno dei temi preferiti dai profeti della gioventù bruciata – del resto presenti in qualsiasi epoca a fustigare i costumi delle nuove generazioni – è quello legato alle droghe e al sesso, nel quale sguazzano beati con pseudo inchieste fotocopia su giovani descritti come più tossici dei ragazzi dello zoo di Berlino e più perversi di Caligola e del marchese De Sade messi insieme.

Ma torniamo al nostro Vespa. Che cosa significa il titolo della sua trasmissione di avant’ieri: “Chi protegge i nostri figli?”. E che senso ha porsi una domanda del genere in una puntata che si occupava delle storie di Sarah Scazzi e Yara Gambirasio, apparentemente con niente in comune tra loro se non la giovane età delle vittime? Che c’entra lanciare un allarme generalizzato sugli adolescenti partendo da due casi eccezionali, che proprio in virtù della loro eccezionalità sono finiti nelle prime pagine di tutti i giornali e hanno monopolizzato l’attenzione dell’opinione pubblica?

Se non vogliamo fare della sociologia d’accatto, operazione in cui i giornalisti sono di solito bravissimi, dobbiamo riconoscere che mai come negli ultimi anni, almeno in Occidente, si è sviluppata una forte sensibilità rispetto alla protezione e alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Non è passato molto tempo da quando i ragazzini venivano considerati degli adulti in formato ridotto, mandati a lavorare nei campi e nelle fabbriche, per non parlare delle ragazzine date in spose a 12 anni a uomini molto più vecchi di loro.

Tra l’altro nel caso della povera Sarah c’è davvero poco da fare la morale sui tempi moderni, sulla difficoltà del controllo genitoriale e sullo sviluppo precoce degli adolescenti, visto che la ragazzina ha avuto semplicemente il torto di passare a casa degli zii per andare al mare con la cugina, non stava organizzando una fuga con destinazione Las Vegas per fare la spogliarellista in un topless bar!

Insomma piantiamola di creare allarmismi sul niente per rosicchiare qualche punto di audience, terrorizzando i poveri genitori su pericoli che sono quelli di sempre, anzi forse pure inferiori a una volta, col rischio poi di avere sulla coscienza casi come quello del carabiniere di Subiaco, che ha sparato alla figlia perché, pensa te, passava qualche ora su Facebook!

Scritto da Style24.it Unit

Lascia un commento

Leggi anche
Contentsads.com