Berlusconi – Fini, la politica diventa un western ma i peones rovinano il finale

I congressi e le direzioni politiche dei partiti sono eventi tra i più noiosi al mondo, che possono far cadere nel sonno anche il più appassionato dei militanti. Perché sono quasi sempre dei rituali vuoti, delle grandi kermesse studiate per offrire all'esterno un'immagine di forze e coesione, per bucare il video e attirare l'attenzione mediatica, dove però di politica ne rimane poca, perché tutti gli scontri, le conte e le discussioni si sono consumate nel backstage, nelle segrete stanze, lontani dai riflettori e dal giudizio dell'opinione pubblica.

Questa volta alla direzione nazionale del Pdl le cose sono andate diversamente, e bisogna dare atto e merito a Berlusconi e Fini di essersi affrontati e scontrati senza più infingimenti, alla luce del sole, di fronte ai loro elettori e ai cittadini, mandando per una volta in soffitta la solita politica delle smentite e contro-smentite, delle accuse ai giornalisti che travisano la realtà, della patetica recita del "tutto va bene".

Insomma per una volta il rito congressuale è stato tutt'altro che prevedibile e noioso e la politica, anche vista dalla tv (SkyTg24 ha trasmesso in diretta tutto l'intervento di Fini e la controreplica del premier), è apparsa avvincente come un film western. Si respirava elettricità nell'aria e i due antagonisti si muovevano come i duellanti di un film di Sergio Leone, pronti a darsi il colpo di grazia, e davvero pareva che potesse succedere di tutto. Quando Berlusconi dal palco ha detto a denti stretti che se l'ex leader di An vuol far politica deve abbandonare la presidenza della Camera e Fini si è alzato dalla sedia, paonazzo in volto, a urlargli a muso duro "mi cacci?", l'impressione è stata che davvero si potesse sfiorare lo scontro fisico.

Poi certo, lo spettacolo è stato rovinato dalle comparse: da ministri, colonnelli e peones del Pdl che si sapeva e si capiva – e questo ha irrimediabilmente compromesso la suspense del western – dove si sarebbero schierati ancor prima che lo scontro iniziasse. A osservarli, quando le telecamere li inquadravano, toglievano molta epicità all'evento, anzi aggiungevano una certa componente comica un po' fuori luogo. Perché sembravano preoccuparsi di una sola cosa: poter essere inquadrati nell'atto di applaudire il gran traditore. E così si è prodotto un effetto surreale, che anche quando Fini parlava bene del governo, tessendone le lodi, ad approvare erano solo i suoi pochi sostenitori, gli altri tutti zitti. Del resto si sa, anche loro tengono famiglia, non possono mica permettersi di sgarrare con quello che ha in mano i soldi e le loro carriere.

Scritto da Style24.it Unit

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