Anna Anderson, la ragazza che si finse Anastasia Romanov

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Uno dei misteri più interessanti del Novecento è legato alla figura della Granduchessa di Russia, Anastasia Romanov, figlia dell’ultimo Zar di Russia, Nicola II.

Nonostante le fonti ufficiali, tra cui quelle del neonato governo sovietico, la dessero per morta, molte voci sembravano confermare che la giovane principessa fosse ancora in vita.

Diverse persone si spacciarono per Anastasia, tra cui una giovane donna di nome Anna Anderson, le cui storie sembravano avere un fondo di verità e convinsero diverse persone in tutto il mondo. Vediamo insieme chi è davvero Anastasia Romanov e chi è invece la ragazza convinta di essere la principessa perduta dell’impero russo, Anna Anderson.

La storia di Anastasia, figlia dello Zar

Anastasia Romanov era la figlia quartogenita dello zar Nicola II di Russia e della zarina Aleksandra. La principessa nacque nel 1901, dopo le sorelle Olga, Tatiana e Maria e prima del fragile fratello Aleksej. La granduchessa trascorse i suoi primi anni di vita nella corte imperiale, tuttavia per scelta dei genitori non crebbe nel lusso. Anastasia aveva la fama di essere una bambina bella, vivace e impertinente, oltre che estremamente legata al padre.

Purtroppo era anche afflitta da problemi di salute, come l’alluce valgo; inoltre anch’ella, come il fratello minore, era portatrice del gene dell’emofilia.

Tra l’ottobre e il novembre 1917 la sedicenne Anastasia Romanov assistette alla caduta dell’ormai fragile impero zarista. I bolscevichi, una volta giunti al potere, ordinarono l’incarcerazione dei membri della famiglia imperiale, che, insieme a dei servi, furono portati prima in Siberia e in seguito a Ekaterinburg.

Qui furono fucilati dai loro carcerieri nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918. I bolscevichi che li uccisero occultarono i corpi, anche perchè avevano agito di propria iniziativa, senza ricevere un ordine preciso. I soldati avevano ucciso la famiglia imperiale perché era giunta loro voce che le truppe zariste si stavano avvicinando e volevano evitare che liberassero lo zar.

A questo punto la storia della granduchessa potrebbe sembrare conclusa, ma questa non è che all’inizio.

Per lungo tempo il cadavere di Anastasia Romanov non fu ritrovato, cosa che fece pensare che in qualche modo ella fosse sopravvissuta all’esecuzione. Si vociferò per lungo tempo che la ragazza si fosse salvata grazie a dei gioielli nascosti nel corpetto, che erano riusciti ad attutire notevolmente i colpi di pistola. Come se questo non bastasse, qualche anno dopo spuntò una giovane donna che convinse tutti (o quasi) sul fatto di essere Anastasia Romanov.

La storia di Anna Anderson

Il 17 Febbraio del 1920, quindi un anno e mezzo dopo l’esecuzione dei Romanov, un poliziotto berlinese vide una giovane donna in procinto di buttarsi nelle acque di un fiume e riuscì a salvarla.

La donna versava in stato confusionale ed era priva di documenti di identità e di denaro. Per questo venne trasportata in un ospedale. Quando la sconosciuta si risvegliò dallo shock, affermò di essere la granduchessa Anastasia e di essere miracolosamente scampata alla strage di Ekaterinburg.

Le persone lì presenti ebbero delle reazioni di incredulità e di sgomento. La ragazza tuttavia raccontò particolari credibili della sua incredibile fuga e del fatto di essersi salvata grazie a una baionetta spezzata.

La giovane fu anche in grado di fornire diversi dettagli privati sulla sua vita, sulle sorelle e sullo zar, suo padre Nicola II Romanov.

Non erano solo i racconti, ma anche la somiglianza con Anastasia Romanov ad impressionare diverse persone. Vi erano un neo e un’imperfezione della falange di una mano, oltre che problemi di alluce valgo. Nonostante la storia fosse convincente in diversi punti, la ragazza fu chiusa per due anni in un manicomio, dove continuò a sostenere di essere la granduchessa di Russia.

Una volta uscita da lì, adottò il nome di Anna Anderson.

La storia non si fermò ai semplici racconti di Anna, ma andò in tribunale. Ebbe infatti inizio un’interminabile battaglia legale, che coinvolse anche membri della famiglia Romanov in esilio e testimoni delle ultime vicende alla corte di Russia, affinché venisse ufficialmente riconosciuta la sua identità. Nello stupore generale, alcune tra queste persone erano convinte di essere davanti ad Anastasia, mentre molte altre l’accusarono di essere una volgare truffatrice.

La sua storia tenette anche perché, finché rimase in vita, non fu ritrovato il corpo della ragazza. Anna Anderson morì a Charlottesville nel 1984.

Il ritrovamento del corpo di Anastasia

Gli scheletri dei Romanov furono ritrovati tutti, tranne quelli di Anastasia e Aleksej, nel 1989. Nel 1994 fu possibile eseguire delle analisi, che portarono a concludere che Anna Anderson non poteva in alcun modo essere imparentata con la famiglia Romanov, nonostante alcuni tratti di somiglianza con Anastasia. Si trattava forse di una donna di nome Franziska Schwanzkowska, una malata di mente polacca scomparsa da un ospedale psichiatrico di Berlino nel 1919.

I corpi dei due figli più giovani di Nicola II furono ritrovati in un altro luogo nel 2007. Dopo diverse analisi, si è potuto concludere che la giovane granduchessa morì proprio in quella notte di luglio 1918 e che la storia creata da Anna Anderson non era che il frutto di una mente malata.

Anastasia Romanov cartone

La storia di Anna Anderson è stata di ispirazione per il celebre cartone animato della 20th Century Fox, Anastasia.

Il film ha una trama alternativa: narra di una ragazza che ha perso la memoria e che realizza, anche grazie all’amico Dimitri, di essere la granduchessa Anastasia. Durante il film la ragazza viaggia verso Parigi, dove vivono dei membri dell’esiliata famiglia imperiale, e si ricongiunge a loro, mentre lotta contro il perfido Rasputin.