Allosessuale, asessuale e demisessuale: cosa significano

Arianna Giago

La mia passione è la comunicazione, la considero un'arte. Ho avuto esperienze come articolista web e come collaboratrice presso un giornale su carta stampata della mia zona, mestiere che mi ha insegnato molto, più di quanto possano fare i libri, e mi ha fatto capire che quella del giornalismo è più di una professione, ma una vera e propria vocazione. Raccontare le storie degli altri, per gli altri. Raccontare il mondo attraverso i nostri occhi, è un compito davvero importante.

Tag: lgbt
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Nonostante la sigla LGBTQIA+ ci sia ormai estremamente famigliare, negli anni si sono aggiunte tante altre categorie e tra nuovi termini da memorizzare, è diventato molto facile rischiare di fare confusione.

Sapete, per esempio, cosa significano i termini allosessuale, asessuale e demisessuale? Vediamoli insieme in questo articolo.

Allosessuale, asessuale e demisessuale, cosa significano

La sigla della comunità LGBTQIA+ come è noto, è formata dalle iniziali delle tantissime categorie che la compongono e sulle quali si fa ancora parecchia confusione. Tra le più conosciute per esempio, ci sono lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer, una tra quelle più recenti. Allo stesso tempo nonostante si parli di categorie, sono molte le persone che con lo sdoganamento, anche abbastanza recente, di tutti quei temi inerenti alla sfera sessuale che prima erano considerati tabù, hanno preferito non essere riconosciute come parte di un unico insieme.

Dopo tutto, se è vero che ognuno di noi in quanto essere umano, si differenzia dall’altro per tantissime variabili deve valere lo stesso anche per chi si sente parte della comunità LGBTQIA+. È molto importante inoltre, trattare questi temi con la dovuta delicatezza, senza pretendere di saperne di più rispetto a chi vive in prima persona determinati sentimenti e modi di amare.

Conoscere per includere

La storia insegna e non è solo un semplice modo di dire: da sempre infatti si tende ad aver paura di ciò che non si conosce e si ha quindi la tendenza ad evitarlo, se non addirittura emarginarlo, arrivando anche a fingere la sua inesistenza. Non c’è cosa più sbagliata da fare.

Non è mai scontato ricordarlo, ma imparare a conoscere ed essere sempre curiosi anche sui termini che non descrivono noi stessi, ma gli altri, è estremamente importante in nome di quella che abbiamo imparato a chiamare inclusività per cui, giustamente, ci si batte.

Questo non significa che tutti devono essere uguali, ma che tutti meritano di essere accettati come parte della società proprio in virtù delle differenze, perché sono queste che, nella vita, arricchiscono l’esperienza.

Una breve spiegazione

Tra le categorie della comunità LGBTQIA+ su cui si fa maggior confusione ce ne sono principalmente tre: allosessualità, asessualità e demisessualità. Il primo caso riguarda principalmente chi sente il bisogno di distinguersi dalle persone asessuali e comprende quindi chiunque sperimenti un’attrazione sessuale a prescindere da quello che è il proprio orientamento (eterosessuale, omosessuale o bisessuale e così via). Il secondo caso descrive invece tutte quelle persone che provano poca attrazione sessuale verso altre, oppure non ne provano affatto.

Attenzione però, perché è molto importante non fare l’errore di confondere l’attrazione sessuale con quelli che sono i sentimenti romantici. Chi è asessuale infatti può comunque innamorarsi, ma scegliere di non praticare l’atto sessuale o comunque non renderlo parte fondamentale della relazione. A proposito di sentimenti romantici c’è chi infine, come nel terzo caso della demisessualità, prova attrazione sessuale solo con quelle persone con cui si sente un forte legame emotivo.