17 ragazze (parecchio cretine) e la scelta antibortista dei media

Esce nelle sale 17 ragazze, storia di un gruppo di adolescenti che decidono di rimanere incinta e allevare i bimbi in una comune di ragazzine-mamme. Secondo le autrici si tratta di una storia rivoluzionaria, per noi della solita solfa contro l’aborto

Uno dei primi libri che acquistati di mia iniziativa, da ragazzino appena adolescente, fu Gente che bussa alla porta di Patricia Highsmith. Mi appassionò molto, soprattutto per la descrizione del mondo dell’adolescenza in cui mi piaceva ritrovarmi, anche se poi il fulcro della storia riguardava una gravidanza indesiderata di una liceale e la sua scelta, libera, pacifica e serena, di abortire; nonostante la “gente che bussa alla porta” per venderti e importi la parola di Dio letta e interpretata a modo loro.

Son passati più di vent’anni da allora e la famosa egemonia culturale della sinistra, nella società e di riflesso sui media (o viceversa), è franata sotto i colpi micidiali dell’intransigenza conservatrice, del risveglio del fondamentalismo cristiano e della solita attitudine al suicidio dei progressisti, sempre pronti al compromesso al ribasso e alla svendita della proprie idee.

Tutto questo è particolarmente evidente per quanto riguarda il tema dell’aborto: ormai sui libri, al cinema e in tv esiste una vera e propria corrente mainstream – che non tollera eccezioni – di storie esemplari pro-life, in cui la possibilità di interrompere la gravidanza non è quasi neppure più contemplata e la scelta di partorire viene presentata, sempre e comunque, come una vittoria della donna e della sua autoaffermazione femminile.

Dunque in questo filone del conformismo pro-life – in cui il film Juno e la serie Vita segreta di una teenager americana sono dei punti di riferimento riconosciuti – si inserisce 17 ragazze, film francese in uscita nelle nostre sale che racconta della gravidanza indesiderata di una giovane liceale, Camille. La quale, ca va sans dire, non solo decide di tenere il bambino, ma si porta dietro tutte le amiche, che decidono di farsi ingravidare allegramente per poi crescere i bambini tutte insieme in una specie di comune di ragazzine-mamme.

La storia prende spunto da un fatto di cronaca vera e, secondo le due donne che hanno firmato regia e sceneggiatura, avrebbe un significato politico, utopistico e rivoluzionario: “Nella scelta delle ragazze c’è la ribellione e la voglia di cambiare il mondo, gli stessi sentimenti dei movimenti femminili degli anni Settanta”.

Ora, a parte che non si capisce bene come si possa cambiare il mondo allevando un esercito di pargoli a 16 anni, rimane il dubbio che inquadrare la gravidanza attraverso le categorie della “rivoluzione” e della “reazione” sia particolarmente idiota. Quasi come rimanere incinta per scelta da adolescenti.

E comunque, la morale è che l’indottrinamento antiabortista in onda sui media continua ininterrotto, ormai condotto in prima linea anche dalle ex femministe degli anni 70. Che qua in Italia, scommettiamo?, avranno dalla loro parte come primi sponsor e tifosi del film gente come Giuliano Ferrara e Carlo Giovanardi.

(In alto: una scena tratta dal film 17 ragazze).

Scritto da Style24.it Unit

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