Youporn, RedTube e siti hard: Playboy alza bandiera bianca, in vendita per 300 milioni

Per il maschio medio che senso ha una rivista patinata con donne nude quando basta accendere il computer per essere bombardati da tette e…? La cosa bella è che su internet queste due meraviglie compaiono anche senza andarle a cercare, non dobbiamo spingerci chissà dove per gustare un po' di gnocca: va benissimo anche il Corriere.it o Repubblica.it. Che ne so, state cercando le ultime notizie sul lancio di missili in Corea ed ecco il popò di miss Universo. O l'upskirt di Sharon Stone, Paris Hilton o Britney Spears.

Quale maschio italiano non ha cliccato almeno una vlta sulle mirabolanti gallery sexy di questi due quotidiani? Eh. Già. E quindi perchè mai dovrei rifarmi gli occhi spendendo soldi per un Playboy? Ed ecco che – seguendo questo comune pensiero – la rivista che ha segnato un'era sta per chiudere i battenti. O meglio, cerca un acquirente che possa magari rinnovarla e farla rinascere sotto altre forme, anche perchè il marchio con il coniglietto rimane comunque forte, diciamo che è "garanzia di qualità".

E che dire, poi, dei portali di videosharing che offrono gratuitamente veri e propri porno? Una vera mannaia sul mondo del porno a pagamento. Sì, ci sono problemi più grandi, ma siccome da un pezzo siamo nell'era industriale e sempre di industria si parla anche in questi casi, c'è un mondo di impiegati che con i soldi dell'hard vive e dà da magnare ai propri figli.

Ed ecco quindi la ferale notizia: il mensile che ha codificato l'immaginario erotico del dopoguerra perde copie, perde pubblicità, perde soldi. E ora è stato messo in vendita per 300 milioni di dollari.

La recessione ha colpito duramente anche l'industria del porno, ma la concorrenza di internet riduce i margini per la carta stampata. E a dispetto di misure energiche per tagliare i costi, chiudendo la sede di New York e riducendo di un quarto il numero dei dipendenti, il gruppo – che è quotato a Wall Street – ha avuto una perdita di 13,7 milioni di dollari nel primo trimestre del 2009.

La messa in vendita di Playboy segna certamente la fine di un'epoca. Quando nel 1953 Hefner ne pubblicò il primo numero, mettendo Marilyn Monroe in copertina, l'America era ancora prigioniera della moralità protestante. La rivista andò a ruba.

Già, tutto questo era inevitabile. Riporto qui sotto un post che scrissi anni fa. Era il preludio alla fine di un'epoca. E la disfatta era sotto gli occhi di tutti.

Ehm… ehm… ci stiamo addentrando in un mondo un po' controverso, quindi facciamo una premessa a questo post, giusto perchè non vi dobbiate trovare a disagio nel leggere ciò che seguirà. Partiamo da una considerazione: il porno, negli ultimi anni, ha subito un inevitabile sdoganamento. Sia ben chiara una cosa però, la ragione non è tanto da cercarsi nella Rete – terreno fertile per l'hard, nessuno lo mette in dubbio – ma piuttosto nell'innalzamento della soglia di percezione di ciò che è o non è tabù.

Un popò in bella vista all'ora di cena, una tetta sfuggita durante un programma, un upskirt volontario o involontario in prima serata o la domenica pomeriggio, donne che si presentano con scollature vertiginose a qualsiasi ora del giorno, film che fanno del sesso un soggetto esplicito; insomma tutto questo ha aiutato ad innalzare la soglia di percezione. Diciamo che "l'erotismo" è ormai di dominio comune, mentre una volta era "proibito"; ora sono i film porno ad essere diventati un "semplice proibito", quando anni fa il cinema hard era un "proibito alla seconda". Ecco, mettiamola così.

Allora perchè addentrarsi in questo mondo se stiamo parlando di qualcosa che, forse, dovrebbe rimanere nell'ambito dei tabù. Semplice, perchè il porno è una realtà importante, una "attività" che ha al suo attivo cifre da capogiro; quindi è qualcosa che fa parte della vita di molti.

Ci sono persone che comprano film porno, altri che sbirciano i siti (che hanno sostituito le vecchie riviste patinate), altri ancora che ogni tanto si trovano la mail di qualche amico con uno spezzone di filmato. Insomma, il porno è una realtà che, a torto o a ragione, fa parte della vita di molti. Anche se solo di sfuggita.

Mamma mia che lungo 'sto preambolo. Bene, allora veniamo al dunque. Il porno può essere analizzato da differenti punti di vista, frase che si presta a facili battute e che quindi spiegheremo meglio.

A settembre noi siamo stati al Misex (e anche all'edizione precedente) siamo entrati nel mondo del porno con "fare sospettoso", ma non abbiamo offerto ai lettori il lato morboso che contraddistingue questo mondo. Abbiamo provato a leggere in maniera differente questo tabù, le interviste dovrebbero essere lì a dimostrarlo. Diciamo che – ammesso e non concesso che il porno possa avere un basso profilo, che per noi esiste – abbiamo tentato di capire se in questo mondo esista qualche altro aspetto oltre a quello meramente fisico. 

Non abbiamo trovato una risposta lì al Misex, ma abbiamo avuto un primo veloce approccio. Ora vorremmo provare a capire se realmente si possa trattare la materia sotto quest'ottica, quindi questo non sarà l'ultimo post sull'argomento. Parleremo di questo mondo con i protagonisti che lo "abitano", in maniera ancor più approfondita rispetto al Misex. Perchè in quel caso il contesto era troppo legato "al fisico". Ovvio, siamo anche pronti a tornare sui nostri passi se dovessimo vedere che non è un mondo che merita attenzione.

Cominciamo allora proponendo un articolo del Corriereche riguarda Youporn. Tanto per farvi capire che il porno non è un mondo parallelo che ha pochi contatti con "l'umanità". Al contrario, è un mondo che molti contattano quotidianamente, evitando tuttavia di dirlo.

Allora iniziamo con questo articolo di Marco Consoli per il Corriere

LOS ANGELES – Dopo la musica e il cinema, danneggiate dal peer to peer e dalla diffusione illegale di canzoni e film, adesso la rete sta colpendo anche l’industria del porno. Il motivo è la nascita di YouPorn, il sito Internet che offre gratis contenuti caricati direttamente dagli utenti, e visibili con un semplice click sul tasto play, secondo il dilagante modello YouTube.

IL PIU' VISITATO – Secondo un’inchiesta della rivista Portfolio, nove mesi dopo la sua nascita, avvenuta nel settembre 2006, il sito lo scorso maggio ha avuto 15 milioni di visitatori unici; e basta dare un’occhiata ai dati di traffico diffusi da Alexa per rendersi conto come la curva degli utenti che visitano il sito sia in costante crescita, ponendolo per ora al quarantanovesimo posto (e al primo nella sua categoria) nella classifica mondiale dei siti più visitati.

PROFITTI A PICCO – L’altra faccia di questo incredibile exploit sono le perdite economiche per le case di produzione di film hard, l’unica cosa che viene considerata veramente oscena nella San Fernando Valley, Los Angeles, la Hollywood a luci rosse: Vivid Video, il più grande distributore di Dvd hard, ha dichiarato che le sue vendite di film sono calate del cinquanta per cento dal 2004 a oggi, mentre secondo la rivista Adult Video News, la diminuzione per tutto il settore (che vale 12 miliardi di dollari nel solo 2006) è stata dell’undici per cento.

MISTERO – Non è possibile conoscere l’identità di chi ha registrato il dominio YouPorn: il proprietario l’ha celata con un servizio di protezione della privacy. Certo è che il sito sta progressivamente sottraendo spettatori all’industria ufficiale: come YouTube è un calderone in cui entra di tutto, dai filmati amatoriali pubblicati online da esibizionisti a spezzoni rubati da film hard di serie A, quelli con star come Jenna Haze o Jenaveve Jolie, pagate profumatamente per ogni loro esibizione dalle stesse case di produzione che vedono andare in fumo i loro investimenti su YouPorn. Di Jolie c’è anche Angelina, e molte altre attrici, in sequenze di nudo o scene d’amore estrapolate dalle loro pellicole.

BOOM IN ITALIA – Dato il successo del sito – che sempre secondo dati di Alexa raccoglie il 3,7 per cento dei suoi utenti in Italia, dove è al 23esimo posto nella classifica dei più cliccati – anche diversi distributori di pornografia hanno iniziato a caricare trailer dei loro film, nella speranza che qualche utente abbia la curiosità di digitare il link che appare all’inizio o alla fine del video. Nella marea di siti internet che offrono film da scaricare online a pagamento (di solito con formule di abbonamento mensile, ma anche con opzioni «un tanto al minuto»), c’è anche chi, come Adult Entertainment Broadcast Network, gigante della distribuzione in rete, ha lanciato PornoTube, dove l’accesso a spezzoni gratuiti serve nella maggior parte dei casi come esca per vendere contenuti a pagamento. Ma altri siti come Megarotic o Slutload, nelle varianti completamente o parzialmente gratuite, ospitano video hard o semplicemente raccolgono link sparsi in giro per la rete, affossando di fatto il business del porno.

PORNO HI-TECH – È una specie di legge del contrappasso tecnologico per l’industria a luci rosse, che ha sempre sfruttato, in ogni epoca, lo stato dell’arte della tecnologia: prima cavalcando il boom del Vhs, che ha reso privata la visione dei film porno, poi il Dvd, che ha migliorato la qualità video, quindi quella stessa Internet che adesso rischia di bruciare i profitti dei produttori tradizionali. E che li sta spingendo sempre più a investire nell’alta definizione. Certo, i siti come YouPorn hanno le loro belle gatte da pelare: un modello di business ancora tutto da inventare (hanno moltissimi contatti ma basse entrate) e il rischio costante di finire sotto inchiesta perché qualche utente ha malauguratamente caricato sui loro server materiale pornografico che coinvolge minorenni. Ma l’era del Porno 2.0 è cominciata.

Scritto da Style24.it Unit

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