C’Š qualcosa di perverso nel parlare della morte d’una cantante di fama mondiale – Whitney Houston – alla vigilia del Festival di Sanremo.
C’Š qualcosa di perverso nel parlare della morte d’una cantante di fama mondiale – Whitney Houston – alla vigilia del Festival di Sanremo. Un po’ perchŠ di fronte alla morte credo ci sia poco da dire, e un po’ perchŠ l’accaduto potrebbe venir letto come un lugubre preludio: quello di quest’anno, infatti, sembra uno dei Sanremi meno allettanti di sempre.
Morte del Festival, dunque? No, ovviamente no. Lo si dice (spera?) ogni anno, e poi invece niente.
Con la musica, ormai, ha poco a che fare, ma resta un’istituzione. Impossibile staccar la spina ad una istituzione. Troppi interessi attorno. Troppe aspettative.
Probabilmente le stesse aspettative che hanno ucciso madame Houston. Talento straordinario, ma fragile, tanto fragile. Stritolata dai biechi ingranaggi del business, dalla pressione, dalla paura.
Di Whitney Houston rammento in particolare due brani. Uno Š “I wanna dance (with somebody)”, allegro e coloratissimo inno alla spensieratezza; l’altro Š “I will always love you“, struggente ode all’amor che supera ogni ostacolo.
Mi piace ricordarla cos, mentre canta ci• che dovrebbe (e potrebbe) essere la vita, ovvero gioia, passione e calore umano. Un saluto a te, eccelsa, sventurata, fragile Whitney.
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