Vieni via con me, la Rai della lottizzazione schiaccia il programma e impone i talebani della vita

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Un libro, un film, una canzone, un racconto possono piacere, risultare interessanti e stimolanti, nella misura in cui riescono a rappresentare un piccolo mondo dove tutto appare coerente e funzionale alla trasmissione di un’idea, di una suggestione, di un’emozione, in parole povere del messaggio voluto dall’autore.

Nella tv d’autore, che si sviluppa attraverso una narrazione, le cose funzionano allo stesso modo. Nel caso di Vieni via con me le storie, i monologhi di Saviano, gli interventi degli ospiti, gli elenchi, gravitano attorno a quello che qualcuno, un po’ frettolosamente, ha battezzato “presepe della sinistra”, e che semplicemente potremmo definire come pensiero liberal, nell’accezione statunitense del termine.

Pensiero spesso marginalizzato e ghettizzato, nella televisione del berlusconismo e del catechismo vaticano, ma che grazie all’ottima confezione ideata dal duo Fazio e Saviano è riuscito ad uscire dalla nicchia nella quale la dirigenza Rai lo voleva chiudere – sperando che arrivase al solo e solito pubblico di Rai tre – e ha conquistato un favore di pubblico clamoroso.

Ma nella controllatissima e iperpoliticizzata televisione italiana, dove tutto deve essere soppesato col bilancino – a parte le apparizioni di Berlusconi e il trivio dei reality – a quanto pare non c’è spazio per una tv d’autore di questo tipo, che si vuole far sottostare alle regole della par condicio, come una tribuna elettorale qualsiasi, corrompendone la natura.

E allora, dopo la ferita inferta con l’imposizione della partecipazione di Maroni, ecco che di nuovo la Rai delle lobby e della lottizzazione torna a violentare la libertà degli autori, e a imporre la presenza – considerata come “riparatoria” dopo il racconto delle storie di Eluana Engalro e Piergiorgio Welby – dei talebani della vita, di quelli che vogliono convincerci a intonare inni al Signore anche quando la vita diventa reclusione e tortura senza speranza in un lettino d’ospedale.

Così ha deciso il cda della Rai, con il voto favorevole anche del suo presidente, il Don Abbondio Garimberti, ormai specializzatosi nel colpo al cerchio e alla botte. Fazio e Saviano per ora rispondono picche, e speriamo che siano in grado di resistere fino in fondo alla prepotenza della politica. Vieni da chiedersi quale sarà la prossima mossa di Viale Mazzini, magari garantire una spazio di replica ai boss della camorra?