Vasco Rossi e Antonio Socci: volano botte. Galeotta fu la citazione

Visto che questa sera ci sarà l'ennesimo debutto a San Siro di Vasco Rossi, continuando con il vizietto delle segnalazioni di questi giorni, riporto un articolo per Libero di Antonio Socci e la risposta di Vasco Rossi.

Sta a voi scegliere da che parte stare.

Antonio Socci per Libero.

Fu la mamma che iscrisse Vasco, fin da piccolo,? alla scuola di canto del maestro Bononcini. E a 13 anni lui vinse l'«Usignolo d'oro" che era – ci spiega Wikipedia – «una manifestazione canora modenese, nata per contrastare lo Zecchino d'oro». Già allora stava contro il Potere impersonato da Mago Zurlì?

Fatto sta che giovedì Vasco Rossi ha iniziato il suo concerto (Rai 2, ore 21) citando Spinoza contro il Potere. Va detto che lì per lì, causa la sua pronuncia bolognese, sembrava avesse detto "Spinosa" e veniva da pensare che si riferisse al giornalista Antonio Spinosa. Invece intendeva proprio citare Baruch, quasi che lui e Spinoza siano da sempre pappa e ciccia.

C'è perfino chi l'ha preso sul serio deducendone che il cantante evoca il filosofo secentesco perché «deve sentirselo vicino» (La Stampa, 30/5). Ecco cosa fa Vasco nelle sue notti insonni: legge Spinoza, s'immerge nell' "Ethica more geometrico demonstrata", fa le ore piccole sul "Compendium grammatices linguae hebreae", approfondisce il "Deus sive natura", si concentra sulla "doppia causalità" e la sostanza come "causa sui". Per questo il nostro campione dorme poco. Però poi comincia il concerto citando il suo autore prediletto: «Spinoza diceva che il potere ha sempre bisogno che la gente sia affetta da tristezza. Noi siamo qui per portarvi un po' di gioia».

A dire la verità Spinoza non era precisamente un allegrone. Infatti è stato descritto così: «Era di temperamento ascetico e malinconico… non mangiava praticamente nulla, eccetto una zuppa di fiocchi d'avena con un po' di burro e farinata d'avena mischiata a uvetta». Insomma, che tristezza…

Ma Vasco può ben parlare di gioia. Con 130 mila spettatori paganti in due soli concerti, e 500 mila copie vendute del nuovo album c'è da gioire e tanto. Provate a fare qualche conto. Vasco si gode il meritato successo per le sue divertenti canzonette. Un signore, benestante, ormai vicino ai 60 anni, che ha vissuto benone cantando i suoi motivetti, che si ritrova a fare un concerto ripreso in prima serata dalla televisione ed è pure considerato come un vate da folle osannanti, che lo sentono inveire contro "il potere" (quale? di chi?), come va considerato? Un gran dritto.

Certo, qualche maligno avrà da obiettare che del "Potere" lui e i suoi colleghi fanno parte integrante, in tendendo il Potere dei media, della macchina sociale, dell'imperativo dei consumi. In effetti il Potere, come diceva Pasolini, predica una felicità che è l' «edonismo del consumatore». Concludeva il poeta di Casarsa: «Il risultato è che la felicità è tutta completamente falsa: mentre si diffonde sempre di più una immediata infelicità». In ogni caso se c'è qualcosa di conformistico e piccolo borghese, è il finto ribellismo del mondo benestante della canzone. La "vita spericolata" non è certo la loro: è semmai quella che fanno i normalissimi padri e le normalissime madri di famiglia per tirare avanti una famiglia con 3 o 4 figli. Loro sì che vanno contro i dettami del Potere.

Vasco su "La Stampa". 

Su Libero del 3 giugno Antonio Socci scriveva un sarcastico corsivo su Vasco Rossi che, in apertura del concerto di Roma trasmesso da Raidue, ha citato il filosofo Spinoza contro il potere. Ecco la risposta della rockstar.

Socci Antonio è una specie di integralista religioso toscano, che qualche tempo fa conduceva un programma televisivo che definire fazioso è dire poco. La cosa che colpiva di più era la sua arroganza. Quella che solitamente contraddistingue «coloro i quali sono convinti di essere i depositari della Verità».

Ho letto un suo articoletto dove si prendeva gioco di me e della frase di Spinoza che ho detto prima del concerto: «Chi detiene il potere ha sempre bisogno che le persone siano affette da tristezza». Tra le altre stupidaggini sul mio conto, metteva in dubbio il fatto che io abbia letto la sua Opera… visto e considerato che secondo lui sono un analfabeta. Ora io non sono certo un professore di filosofia ma vorrei segnalare all'intellettuale Socci che Spinoza sosteneva questo concetto precisamente nel Trattato Teologico-Politico. E sempre nello stesso dichiarava testualmente: «Le passioni tristi sono necessarie, provocare passioni tristi è essenziale all'esercizio del potere». Sottolineava inoltre «come ci sia un legame profondo tra il despota e il prete, poiché entrambi hanno bisogno che le persone assoggettate siano tristi». Noi «musicanti» invece, con la nostra musica, portiamo un po' di «gioia». Forse è proprio questo che dà così fastidio al caro Socci e a tutti quelli come lui.

Scritto da Style24.it Unit

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