Uomini e Donne trono gay: Giovanardi e Zan, la politica sulla tv

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Ma affermazioni del genere vengono pronunciate anche negli altri Paesi civili?

Guai a far parlare a ruota libera Maria De Filippi!

Non tanto per le sue parole, che vi abbiamo riportato nell’articolo dedicato alla sessione di chat con i suoi fan, ma per il grande seguito e relativa importanza che le trasmissioni nazionalpopolari da lei ideate e condotte hanno guadagnato nel tempo.

Ecco allora che sull’ipotetica, ventilata ma assolutamente non confermata “versione gay” delle sessioni di corteggiamento di Uomini e donne, si è gettata a corpo morto la politica. Ma ritorniamo per un attimo alle parole della conduttrice Mediaset, la quale dinanzi a una possibile patata bollente aveva farfugliato argomentazioni incoerenti:

Forse Uomini e Donne avrebbe un problema pratico: i corteggiatori avrebbero possibilità di vedersi di incontrarsi anche due volte a settimana e se nascessero storie d’amore, verrebbe meno l’assunto del programma.

Per C’è posta, spesso ci ho pensato, sono arrivate delle richieste, ho però una remora: il compagno o la compagna invitato al buio (come il presupposto vuole), laddove non fosse dichiarato, sarebbe contento/a di vedere rivelato il suo orientamento sessuale?”

Caso, o malizia, vuole che Carlo Giovanardi, durante un’intervista concessa al giornalista Klaus Davi riguardo il tema delle nozze omosessuali finalmente regolamentate negli USA, si sia espresso anche su un’utopica trasmissione che, come abbiamo capito, non è affatto in programma.

Come al solito Giovanardi, le cui parole sulla morte di Stefano Cucchi sono marchi di infamia indelebili, ha dimostrato di non conoscere i temi di cui parla con violenta arroganza e con sprezzo del ridicolo:

Constato che le lobby gay sono molto potenti e evidentemente muovono miliardi. Se dovesse andare in onda Uomini e Donne gay, impedirei a mia nipotina minorenne di guardare il programma. Ai miei nipoti di 4 anni e 5 anni non li metterei davanti alla tv a vedere una cosa così.

Avranno col tempo una loro sessualità ma non lo metto da minorenne e da bambino davanti alla tv dove ci sono scene di sesso esplicito. È chiaro che a un bambino di 4 o 5 anni che vede scene di questo tipo cosa gli spiego? Che è un’anomalia? E allora può chiedermi perché ho una mamma e un papà e lì ci sono due papà?”.

Qualcuno spieghi per favore a Carletto che in televisione non si fanno bambini, né il pomeriggio di Canale 5 è dedicato a congressi carnali.

Non sfugga però, perché questo è davvero un comportamento criminale e malevole, il modo in cui Giovanardi confonde un semplice processo di inclusione nel tessuto sociale di cittadini aventi i suoi stessi diritti con una forma di discriminazione a rovescio ai danni dei cosiddetti “normali”:

“A breve verranno criminalizzati e penalmente perseguiti programmi in cui si rappresenta Valentino e Valentina dicendo che è quello il modello. È quello che sta accadendo, appena al di là ormai del fatto che una trasmissione televisiva ci racconti Ugo che corteggia Ugo o Maria che corteggia Maria, qui siamo al punto che se uno dice che la normalità è Ugo che corteggia Maria rischia recriminazioni.

Che una trasmissione pomeridiana si accodi ad altre mille forme di spettacolo dove se non c’è la storia gay sembra che non ci sia la storia, è un segno del conformismo dei tempi e che questo sia diventato il simbolo dell’attenzione al tema dei diritti è una cosa veramente singolare.”

La sinistra, al solito, quando deve intervenire su un tema lo fa sempre con il massimo del decoro morale e al contempo lo snobismo e lo sradicamento dalla realtà del Paese che la contraddistinguono.

Nelle parole pur ragionevoli di Alessandro Zan, parlamentare di SEL, ci sono troppi distinguo e prese di distanza dalla cultura popolare, che portano a un depotenziamento di un discorso di semplice e piana integrazione:

Personalmente non sono un grande fan di questo tipo di programmi, ma ritengo che aprire alla questione gay anche nei programmi più popolari e con grandi indici di ascolto sia un fatto comunque positivo. Io penso che gay e lesbiche stanno nella massa come tutti gli altri e, dunque, ci sono quelli che guardano programmi intelligenti, quelli che guardano programmi meno intelligenti, quelli che ascoltano la musica di tutti i tipi ecc.

Al di là dei miei gusti personali, ritengo comunque che l’apertura di Maria De Filippi alla realtà gay sia un fatto positivo. Anche attraverso un programma nazional-popolare come Uomini e Donne è possibile arrivare a tutti gli italiani. Personalmente non ho nemmeno la tv, ma sono consapevole che una versione gay del programma sicuramente potrebbe avere un impatto positivo nella costruzione, nel nostro Paese, dell’accettazione di una normalità riferita alle coppie gay.”

Insomma – sembra dire Zan – se è in questo modo che voi bestie volete arrivare alla parificazione dei diritti…

fate pure, non ci opponiamo! Noi ogni tanto si fa una telefonata e vi si chiede come sta andando, non vorremmo perderci l’ultima puntata di Che tempo che fa…