Chi era Tupac Shakur: tutto sul rapper statunitense

Tupac Shakur entrò nella leggenda dell'hip hop dopo una carriera brevissima e intensa: morì a soli 25 anni, ucciso a sangue freddo.

Tupac Shakur è entrato a far parte della storia della musica internazionale nonostante abbia avuto una carriera brevissima, costellata di problemi con la giustizia e violenze. La sua abilità di musicista e di paroliere, la sua preparazione accademica fuori dalla norma e le tematiche importanti, come la lotta alla discriminazione razziale e la vicinanza al movimento delle Black Panters, di cui faceva parte sua madre, lo hanno reso un’icona del rap. La sua morte, avvenuta a un incrocio di Las Vegas il 13 Settembre 1993, lo ha consegnato alla mitologia dell’hip – hop.

Tupac Shakur: figlio di una Black Panther

Il vero nome di Tupac era Lesane Parish Crooks. Nato nel quartiere di Harlem, ebbe come madre Afeni Shakur, una donna afroamericana molto attiva nel gruppo delle Pantere Nere. La madre ribattezzò il figlio Tupac in onore di Tupac Amaru I e II: il primo era l’ultimo re degli Inca, mentre il secondo era un rivoluzionario che guidò la rivolta degli indigeni del Perù contro i colonizzatori spagnoli in pieno Settecento.

Dalle sue radici e dagli insegnamenti della madre Tupac ereditò il desiderio di combattere per i diritti della comunità afroamericana, a cui dedicò gran parte dei suoi testi e del suo impegno civile.

Cresciuto senza una figura paterna di riferimento al di fuori di Legs, amante della madre dipendente dal crack, Tupac riuscì comunque a costruirsi un’ottima preparazione accademica frequentando la scuola d’arte di Baltimora, dove crebbe la sua passione per Shakespeare, per la poesia e per la recitazione. Non si diplomò mai, lasciando la scuola prima di finire il suo percorso accademico, ma aveva già sviluppato una vera ossessione per la scrittura di versi per la musica rap. Era un rapper atipico già da allora, in grado di fondere riferimenti letterari a Shakespeare ed Edgar Allan Poe e le tematiche della strada, tipiche del rap nero e dell’hip hop.

La carriera musicale

Dopo aver faticato a sfondare, proprio a causa del suo rap così intriso di cultura, Tupac riuscì a pubblicare il primo disco: 2Pacalypse Now, nel 1991. A notare il disco e ad entrare prepotentemente nella vita del rapper fu il produttore Marion “Suge” Knight, un uomo violento e ammanicato con la malavita americana. Con i soldi guadagnati attraverso Knight Tupac cominciò una vita di sperperi e di violenze arrivando a essere completamente fuori controllo.

Nel 1992, con la pistola che apparteneva a Tupac, un membro dello staff del rapper uccise per sbaglio un bambino di sei anni. L’episodio, che avvenne durante una contestazione al cantante, segnò Tupac profondamente.

Successivamente Tupac entrò nella rivalità tra Knigkt e Notorius B.I.G., venendo coinvolto in diverse risse e sparatorie. Nel frattempo usciva 4 My N.G.G.A.Z., il secondo album di Tupac: si piazzò immediatamente in testa alle classifiche. In quello stesso periodo Tupac fu accusato di stupro ai danni di una diciannovenne: il processo a cui venne sottoposto appurò che non aveva partecipato allo stupro di gruppo ai danni di una sua fan ma che non aveva nemmeno tentato di impedirlo. Paradossalmente il disco appena uscito conteneva Keep Ya Head Up, un brano il cui testo si schierava apertamente contro il sessismo e la violenza sulle donne.

Dopo aver passato 11 mesi in carcere per le accuse di stupro Tupac venne liberato su cauzione da Knight che gli offrì di passare sotto la protezione sua e della sua etichetta discografica. Nell’ultimo periodo della sua vita Tupac affermò di essere certo che prima o poi sarebbe stato ucciso a seguito della sempre più profonda rivalità tra la West Coast e la East Coats. Forse proprio per questi motivi il rapper tentò ripetutamente di uscire dal giro di Knight, ma gli fu impossibile.

Le paure di Tupac si concretizzarono il 13 Settembre 1996, quando il rapper fu ucciso mentre si trovava in auto con Knight, il quale rimase soltanto ferito. I due furono vittima di un’imboscata: accanto alla loro auto, a un incrocio, si piazzò una Cadillac bianca da cui qualcuno fece fuoco. I colpevoli della morte di Tupac Shakur non furono mai individuati, ma la leggenda del rapper ancora oggi è più viva che mai.

Scritto da Olga Luce

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