Prendereste senza alcun preavviso un treno che vi portasse a migliaia di km di distanza da casa?
Dalla Svizzera al Portogallo, in treno, spinti puramente dai giochi imprevedibili del caso e dalle misteriose interconnessioni che governano il mondo.
Un viaggio alla ricerca di un volto da attribuire a un nome su un libro, ma sopratutto per ritrovare se stessi in un momento della propria vita in cui tutto sembra essersi congelato per sempre.
È il tema di fondo di Treno di notte per Lisbona, il film nelle sale cinematografiche tratto dall’omonimo romanzo di Pascal Mercier, pseudonimo artistico di Peter Bieri, professore di filosofia dall’ottimo successo letterario.
A metterlo in scena è Bille August, regista danese tra i pochi al mondo ad aver vinto per ben due volte la Palma d’oro a Cannes prima nel 1988 con Pelle alla conquista del mondo (anche Oscar come miglior film straniero) e poi nel 1992 grazie a Con le migliori intenzioni, tratto da una sceneggiatura autobiografica di Ingmar Bergman (del quale sembrava essere l’erede, per questo motivo, nonostante gli esiti successivi abbiano disatteso questa identificazione).
Protagonista della pellicola è dunque Raimund Gregorius (interpretato da impalpabile Jeremy Irons), professore svizzero di lettere antiche, che alla stazione dei treni di Berna impedisce fortuitamente il suicidio di una bella ragazza porteghese (Mélanie Laurent). L’aspirante suicida si dilegua, ma lascia per terra un libro e un biglietto per Lisbona. Spinto da un’inquietudine esistenziale, e dal tedio per la propria esistenza, Raimund decide di portire alla ricerca dello scrittore del romanzo rinvenuto, Amadeu de Prado.
In un viaggio dalle sfumature thriller-filosofiche, l’avventuroso docente riporterà a galla eventi legati alla dittatura di Salazar degli anni Settanta e alle conseguenze di quei terribili eventi che ancora si ripercuotono nel presente.