The Sessions: trailer e trama film sull’amore dal polmone d’acciaio

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Come superare le limitazioni imposte dalla malattia: ce lo mostra un film uscito da poco al cinema

I più attenti alle proposte cinematografiche innovative e originali forse ricorderanno il film Lo scafandro e la farfalla.

Diretto dal regista Julian Schnabel nel 2007, e ispirato alla storia vera del giornalista Jean-Dominique Bauby, raccontava la strenua lotta per la vita di un uomo completamente paralizzato con la sola eccezione della palpebra sinistra, grazie alla quale poteva comunicare con il mondo esterno.

In quell’opera il protagonista, imprigionato nel suo corpo malato (lo scafandro del titolo), riusciva a sublimare la propria condizione ricorrendo alla forza dell’immaginazione e della memoria, in una sinestesia di immagini e suoni commoventi.

In questi giorni è invece uscita un’opera che per tematiche si avvicina al vincitore del premio per la migliore regia del 60° Festival di Cannes. Si tratta di The Sessions, l’ultimo sforzo produttivo di Ben Lewin, cineasta polacco che la poliomelite contratta a 6 anni ha costretto all’uso delle stampelle.

Opera in parte auto-biografica ma basata su un saggio del poeta Mark ‘Brien, anch’esso costretto all’immobilità dalla malattia, differisce dal titolo sopraccitato per la soluzione adottata dal protagonista (il pluripremiato John Hawkes), che si prefigge lo scopo della conquista di quel brandello di felicità altrimenti negatagli.

Ingabbiato da un polmone d’acciaio, Mark arriva all’età di 38 anni senza mai avere avuto rapporti intimi con una donna. Deciso a perdere la verginità, si confida con il proprio confessore, Padre Brendan (il solito eccellente William H. Macy) il quale lo spinge a chiedere l’aiuto professionale di una “partner surrogato”, Cheryl Cohen- Greene (una coraggiosissima Helen Hunt, candidata all’Oscar per questo ruolo). La donna aiuterà Mark a riscoprire le potenzialità del suo corpo, e i due svilupperanno un’intensa relazione dalle conseguenze inaspettate.

Il film mette in scena un intreccio potenzialmente tragico con grande rispetto e delicatezza ma senza porsi alcun freno, concedendo ampio spazio all’ironia, evitando così qualsiasi tracollo melodrammatico.