Tamarreide, cronaca prima puntata (13 giugno 2011)

Oggi il Tg2 ha dedicato un servizio al ritrovamento di alcuni resti umani, risalenti al 6500 A.C., nei pressi di Aniene, ed alla ricerca dei pronipoti di questi antichissimi antenati tramite test del DNA. Centinaia di persone han volontariamente donato un po’ di saliva per sapere se tra le ossa dei cavernicoli c’Š anche quella del loro bisnonno.

Bah. Mica c’era bisogno di tutto ‘sto casino: per conoscere i nomi di chi discende dai trogloditi sarebbe bastato aspettare la prima puntata di Tamarreide.

La erre moscia della Signorina ChicazzŠ non si regge, soprattutto se la donzella parte facendo l’elenco dei termini con cui vengono definiti i tamarri (ed infarcendo volutamente le frasi di erre).

Neanche dieci minuti ed Š gi… un florilegio di “ah•, gnafaccio, maddechŠ, ah•, anvedi, ah•“. I primi discorsi sono quasi interamente basati su quei cinque fonemi: non sapete che soddisfazione vedere che Nando Colelli ha fatto sQuola.

Comunque non c’Š studio, n‚ pubblico, n‚ niente. E’ una sorta di “documentario” (docufiction, direbbero gli esperti del settore). E quindi ti viene da domandarti che cavolo ci faccia l la Signorina ChicazzŠ, che si staglia – perfettamente inutile – sullo sfondo d’uno show che si preannuncia allucinante.

Formosa e provocante, (Angelica) sar… in grado di reggere lo sguardo degli altri tamarri?“. Ora provate a ripeterla arrotando la erre cercando di giocarvi la mascella: otterrete il formidabile effetto-Fiammetta.

Pillole di saggezza tamarra: “Il tamarro non Š il cafone, Š il ragazzo a cui piace esagerare, ma sempre nei limiti“. Va bene, ma o esageri oppure stai nei limiti, non puoi fare entrambe le cose, abbello ah• anvedi ah•.

In pratica vogliono far passare il concetto che i coatti non sono volgari, ignoranti o cafoni, ma solo gente a cui piace farsi notare. Beh, certo: con un rutto tonante riesco sicuramente anch’io ad attirare l’attenzione della folla. Il problema sta nel capire se la gente si gira a guardarmi perchŠ m’ammira o perchŠ faccio ridere i polli.

Straordinaria la scelta di sottotitolare i concorrenti.

Tu sei tamarro!”. “Da cosa vedi che sono tamarro?”. “PerchŠ sei crudo!“. Tutto sottotitolato, eh?

C’Š anche la tamarra milanese, che non c’entra una mazza con gli altri ma Š messa l per far vedere che la coattitudine non ha confini. Intervistano la madre, e non si capisce se sorrida perchŠ Š nervosa o perchŠ ha ‘na paresi dovuta alle plastiche facciali. “Mia figlia va a scuola un giorno s e tre no, fa una vita sregolata, non si sveglia la mattina“. E sorride.

Salto di proposito la presentazione del tamarro di Torino perchŠ Š surreale: “cioeeeŠ Torino spaaaacca, se incontri quŠŠŠllo di Roma gli spari suuuubito Roma provinciale Toriiiino capitaaale cioeeeŠŠŠŠ gli faccio capire chi comaaaaanda cioeeeŠŠŠ“.

Che rottura di coglioni. Ops, scusate, riformulo: il programma non sembra incontrare i miei gusti.

Salgono tutti sul pullman e via, si parte. Prima missione (solo per i ragazzi): devono preparare uno striptease ed esibirsi in un locale romano. Ma ora attenti, perchŠ vanno a trovare Spartaco, il Re dei Tamarri.

Spartaco, che pare uscito da un film di Carlo Verdone, ci dona squisiti consigli: “ah•, te devi da svej…, aprite, famme vedŠ come sei aggressivo, ah•, mettete er catenone ar collo, er coatto ‘nun c’ha ppaura de nessuno, ah•“.

Alla fine della serata mi sa che dovr• farmi una flebo di Manzoni e Pirandello, qua si rischia de inizi… a parl… come loro, ah•.

L’amore ai tempi dei tamarri: “Tu me piasci, tu me piasci molto, ma che ah• tu dici che ce lo trovi un core quaddentro?” E via di lingua in bocca.

Pranzo al ristorante, tavoli separati per favorir gli inciuci. Discussioni da terza elementare su chi Š il pi— bello tra Tizio e Caio (tavolo donne) e chittefaresti tu ah•? (tavolo uomini). Tutto estremamente interessant…ZzZzZz.

Prove dello spogliarello. I galletti alzano la cresta, volano parole grosse e partono le mani in faccia. “Ah•, stabb•no, nun rosic…, ma lŠvate, cerca d’esse pi— *circonciso*, ah•“. Stenderei un velo pietoso.

In discoteca fanno lo spettacolino e poi alŠ con le esagerazioni: slinguazzate con sconosciute, litigi, crisi isteriche, insulti.

DopodichŠ… basta v…, gnafaccio pi—. Lo spessore del programma Š davvero minimo: una sorta di Uomini & Donne per coatti, con una marea di frasi banali, battibecchi inutili ed atteggiamenti palesemente montati.

Il ruolo della Signorina ChicazzŠ, in tutto ci•, Š quello del bel fighino che appare ogni tanto a bordo d’una limousine (?) per presentare le varie clip. Pochi secondi di pronuncia blesa, sorrisini e cappelli trŠs-chic. Non ci fosse, non se n’accorgerebbe nessuno. Esattamente come il programma.

Scritto da Style24.it Unit

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