Ritorno a Grey’s anatomy: perché la magia dei cartoni è diversa da quella dei telefilm

Ho visto il finale della quinta stagione di Grey's anatomy, il medical drama a metà tra la cardiochirurgia e i problemi di cuore da romanzo d'appendice o da soap opera.

Avevo seguito la prima serie del telefilm, poi l'avevo perso di vista e ritrovarlo all'improvviso dopo qualche anno e qualche dozzina di episodi mi ha fatto uno strano effetto. È stato come tornare in un posto che non si frequenta da tempo, ritrovare le persone che si conoscevano e accorgersi che nulla è rimasto come prima: c'è chi si sta sposando, chi è ingrassato, chi si è ammalato, chi è andato via, chi vuole mettere la testa a posto, chi ha fatto carriera e chi ha fallito.

In questo senso le serie tv – almeno quelle ben fatte – riescono a somigliare in modo convincente alla vita reale: i personaggi invecchiano e come tutti devono passare attraverso i normali snodi dell'esistenza. Insomma il tempo scorre e nessuno, anche volendo, può rimanere fermo.

Nei cartoni animati invece la magia dell'arte e della fantasia rende per incanto tutto immobile: la caducità della vita viene annullata e i personaggi vivono in un eterno presente senza passato che non evolverà mai in futuro.

Prendete i Simpson: sono vent'anni che Homer va al lavoro alla centrale nucleare con la stessa maglietta e gli stessi pantaloni (e la stessa ciccia), che Marge sfoggia la stessa identica stramba acconciatura, che Bart fa il discolo alle scuole elementari mentre Lisa colleziona ottimi voti e che la piccola Maggie cerca di dire la sua prima parola.

Insomma, per una fuga dalla realtà non c'è nulla come un bel cartone animato.

P.S. È nato un nuovo blog sulle serie tv, se siete degli appassionati vi consiglio di farci un salto.

Scritto da Style24.it Unit

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