Rischio cardiovascolare in menopausa: come cambia?

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Quando si parla di patologie cardiovascolari, si inquadra la principale causa di morte a livello nazionale. Queste problematiche di salute estremamente gravi colpiscono soprattutto le donne, con numeri in aumento nel momento in cui scatta la fine della fase fertile della vita e arriva la menopausa.

Un dato indubbiamente allarmante è legato al fatto che, nonostante l’informazione indubbiamente più precisa e approfondita rispetto al passato, tali evenienze sono ancora sottovalutate.

Tra i motivi da chiamare in causa spicca il fatto che, a differenza di quanto accade agli uomini, la fase acuta non si manifesta con sintomi come il dolore lancinante al petto e al braccio sinistro. A cosa è dovuto l’aumento del rischio cardiovascolare in menopausa? A un aspetto su tutti: i cambiamenti dell’assetto ormonale e, in particolare, il calo drastico degli estrogeni.

Perché gli estrogeni proteggono la salute del cuore?

Tra i sintomi che le donne più attente ai segnali del corpo notano tra i 45 e i 55 anni circa rientra anche un progressivo aumento della frequenza media del battito cardiaco. Una delle prime cose che una donna fa in questi casi è chiedersi la tachicardia in menopausa quanto dura e già qui si può dare una buona notizia: con la conclusione del climaterio e con lo stabilizzarsi del nuovo status quo ormonale, la situazione rientra.

Attenzione, però: questo non vuol dire che si debba tralasciare tutto quello che riguarda i controlli cardiovascolari. Con il calo degli estrogeni, infatti, viene a mancare un fattore protettivo di massima importanza per il cuore della donna. Questi ormoni, infatti, sono degli alleati preziosi dell’efficienza del metabolismo.

Entrando nel vivo dei dettagli della loro azione, ricordiamo il contributo alla conversione del grasso bianco in tessuto adiposo bruno, che viene sfruttato come fonte di energia dai mitocondri. Quando questo meccanismo viene a mancare, è praticamente automatico aumentare di peso e, di riflesso, avere a che fare con un incremento del rischio cardiovascolare.

Accanto a questo cambiamento, è doveroso citare pure l’aumento dei valori medi della pressione arteriosa, altro fattore di rischio importante per il cuore.

Un ritardo di genere importante

Rispetto alla media dei soggetti di sesso maschile, le donne tendono ad avere a che fare con i primi sintomi di problematiche cardiovascolari circa dieci anni più tardi. Questo accade sia per l’appena citata questione della protezione da parte degli estrogeni, sia per la differenza nel quadro dei sintomi. Questi ultimi si presentano con peculiarità specifiche in diverse occasioni, tra cui la cardiopatia ischemica, patologia che si contraddistingue per una riduzione dell’apporto ematico e di ossigeno al cuore. Ecco quali sono i segnali della sua insorgenza nelle donne:

  • Sensazione di profonda stanchezza;
  • dolore nella zona dell’ombelico;
  • Svenimenti.

Come è chiaro, si tratta di sintomi che si presentano in diverse altre situazioni e che, purtroppo, vengono frequentemente sottovalutati pure dal personale medico. Ciò comporta diagnosi tardive e, nei frangenti in cui la paziente ha già vissuto un infarto del miocardio, un maggior rischio di morte.

Come proteggere il cuore in menopausa

Oltre a sottoporsi periodicamente a tutti i controlli prescritti dal medico curante, dall’elettrocardiogramma agli esami del sangue, è necessario, per proteggere il cuore in menopausa, adottare alcune regole legate allo stile di vita. Ecco le principali:

  • Mantenimento del peso forma;
  • attenzione alla dieta, il che prevede, per esempio, il fatto di non superare il dosaggio di sale, pari a 5 grammi, consigliato dall’OMS e il consumo quotidiano di frutta e verdura;
  • regolare attività fisica: se si mangia tenendo conto delle regole sopra ricordate, ma anche dell’importanza di ridurre l’apporto di carne rossa e zuccheri semplici, anche 30 minuti al giorno di cammino a passo sostenuto possono bastare.

Importantissimo è anche ridurre il consumo di caffè e, se si fuma, smettere subito.