Tg1 e Tg5 oscurano la notizia del no dei vescovi alla riforma del lavoro targata Monti e Fornero. Del resto il giornalismo di regime tra Palazzo e Vaticano ha sempre optato per il primo
Se dovessimo definire con uno slogan i telegiornali italiani, potremmo dire che sono governativi, padronali e clericali. In altre parole, sempre dalla parte della maggioranza che detiene le leve del comando, vicini alla classi privilegiate e ai loro interessi e particolarmente sensibili alle posizioni della Chiesa cattolica, fino al punto da concedere al papa un’attenzione simile a quella riservata al presidente della Repubblica.
In epoca berlusconiana, per esempio in pieno Rubygate, avevamo però già sperimentato che tra l’inclinazione governativa e la vicinanza al Vaticano, prevale quasi sempre la prima. Così è stato anche ieri, quando i principali telegiornali del Paese – Tg1 e Tg5 – hanno completamente censurato la presa di posizione della Cei sulla riforma del lavoro di Monti e Fornero, sonoramente bocciata per bocca di Monsignor Bregantini (capo-commissione per il lavoro), che dice: “I lavoratori non vanno considerati merce, non possono essere prodotti da dismettere per ragioni di bilancio”.
E che definisce la scelta di lasciare fuori la Cgil dall’accordo “un grave errore”.
Insomma, quando i vescovi si occupano di morale sessuale e famiglia – o di qualsiasi altro tema che non disturbi la classe politica e imprenditoriale – l’attenzione e il sostegno dei telegiornali sono garantiti, ma quando il Vaticano rischia di mettere i bastoni tra le ruote al governo allora i giornalisti della tv non si fanno problemi a mettere il silenziatore alle notizie.
Anzi, a oscurarle proprio, perché incredibile ma vero, nelle edizioni delle 20 di ieri di Tg1 e Tg5 della presa di posizione della Cei non c’era traccia alcuna: non solo era assente nei titoli (e passi) ma non c’era nei servizi e non è stata comunicata neppure con la lettura di una nota di 5 secondi. Buio assoluto. Quando c’è da salvare i conti pubblici mettendola in quel posto ai soliti noti, meglio zittire il più possibile le voci contro, soprattutto se potenti e autorevoli come quelle dei vescovi.
Che, infatti, hanno già prodotto un ripensamento della Cisl.
(In alto: Monti e Fornero; fonte: infophoto).



