Renato Carosone, le canzoni più famose del cantautore

I brani del cantautore napoletano sono famosi in tutto il mondo: ecco i più conosciuti e apprezzati.

Le canzoni più famose di Renato Carosone: da Torero a O’Sarracino.

Renato Carosone: canzoni più famose

Renato Carosone è stato un pianista, cantautore e compositore. Nato il 3 gennaio 1920 a Napoli, è morto il 20 maggio 2001. Ricordato come uno dei maggiori autori e interprete della canzone napoletana e della musica leggera, la sua musica è stata indispensabile per tutto il periodo che va dal dopoguerra sino agli anni Novanta dello scorso secolo. La musicalità da lui creata è arricchita con sonorità diverse, in un mix che ha permesso di creare delle melodie ballabili e adatte ai tempi.

Nel corso della sua carriera, Carosone ha venduto i suoi dischi anche negli Stati Uniti senza inciderli in lingua inglese. Si tratta di una circostanza unica: l’unico altro cantante ad aver avuto lo stesso successo oltreoceano è stato Domenico Modugno.

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Ecco i suoi maggiori successi senza tempo e conosciuti in un tutto il mondo.

Torero

Tra le canzoni più famose di Carosone c’è sicuramente Torero. Nel brano un giovane vuole fare il torero e andare a Santa Fe e a Hollywood. Come parodia porta le nacchere, il sombrero e le basette lunghe, in stile messicano. Si tratta dunque di una sorta di caricatura di se stesso, a tal punto che neanche la fidanzata ne vuole sapere più nulla. La soluzione è semplice: smetterla di voler diventare torero.

Caravan Petrol

Canzone del 1958, Caravan Petrol è introdotta dal parlato di Gegè Di Giacomo e si trova sul lato B del disco che comprende nel lato A O’Sarracino. La tematica è relativa alla ricerca del petrolio nei pressi di Napoli, intrapresa dal protagonista del brano, un uomo napoletano, il quale però rimane con le mani vuote. La canzone mischia sonorità arabeggianti e musiche occidentali. Caravan Petrol ha ispirato l’omonimo film di Mario Amendola.

Tu vuò fà l’americano

Forse si tratta della canzone più famosa di Carosone. La musica di Tu vuò fà l’americano è stata scritta dal cantautore nel 1956, mentre le parole si devono a Nicola Salerno, detto Nisa. Si dice che Carosone abbia realizzato la musica, un boogie woogie, in soli quindici minuti dopo aver letto il testo.

Il brano parla di un italiano che vuole imitare un americano e quindi beve whisky e soda, balla il rock and roll, gioca a baseball e fuma Camel, restando dipendente economicamente dai genitori. Dietro al brano si è spesso letta una parodia all’americanizzazione degli italiani avvenuta principalmente nel dopoguerra.

O’ Sarracino

O’ Sarracino si trova sul lato A del disco comprendente Caravan Petrol sul lato B. Scritta nel 1958 da Pozzetto insieme a Nicola Salerno, detto Nisa. l termine “Sarracino” vuol dire saraceno e sta a indicare, in generali, gli arabi musulmani. Il protagonista della canzone è un napoletano molto abbronzato, con la collana d’oro, sciupafemmine che cammina sul lungomare di Napoli. Il suo aspetto crea dubbi sulla provenienza geografica, che sembra appunto essere orientale.

Nei decessi successivi, il brano, che è in assoluto uno dei più famosi del cantautore è stato reinterpretato da altri artisti, tra cui Gigi d’Alessio, Claudio Villa, Edoardo Bennato, Mina e Orietta Berti.

Maruzzella

Maruzella è una canzone del 1954. La musica è stata creata da Carosone, mentre le parole si devono a Enzo Bonagura. Il titolo non è altro che un vezzeggiativo del nome Marisa, che in napoletano può assumere diversi significati. Per realizzare il brano strappalacrime e struggente pare che Carosone si sia ispirato alla moglie Itala Levidi.

Così come molte altre canzoni del cantautore napoletano, anche questo brano è stato interpretato da molti altri artisti. Ma non solo, il titolo è stato usato anche da Luigi Capuano nel 1959 per realizzare l’omonimo film.

Pigliate ‘na pastiglia

Brano del 1957 che rimanda però a tempi moderni. Può una pastiglia curare il male d’amore di chi non riesce a dormire? Il protagonista, camminando per i vicoli di Napoli sente sbattere una persiana e vede una gatta che mangia, solitaria in un angolo, una sarda abbandonata. La modernità è data dal fatto che nel testo si da riferimento ai farmaci, che vanno a sostituire i rimedi come la camomilla.

Scritto da Chiara Caporale

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