Gravissimo lutto nel mondo della musica
Ravi Shankar (nome d’arte di Robindro Shaunkor Chowdhury) si è spento alla non più tenera età di 92 anni, Si trovava in una clinica di San Diego, California, dove era ricoverato per un’operazione
Nato a Varanasi, spesso omaggiato del titolo di Pandit, (l’equivalente del nostro “Maestro” nella cultura indiana), Ravi Shankar è stato un grandissimo compositore e suonatore di sitar, il famoso strumento tradizionale a corde dal suono metallico e sinuoso, cardine della musica classica della penisola indiana, alla cui diffusione in tutto il mondo Ravi ha contribuito in modo fondamentale.
Negli anni 60, nel periodo in cui ci si rivolgeva a Oriente alla ricerca di nuovi valori, nuova ispirazione e una nuova fede spirituale, il suo incontro con i Beatles segnò un’epoca e cambiò per sempre le sorti della musica popolare occidentale.
L’amicizia con George Harrison influenzò con decisione la scrittura del più famoso complesso inglese di sempre e termini come raga (composizione tipica indiana) e tabla (le percussioni usate nell’esecuzione dei raga) sono ormai entrati nel linguaggio comune degli appassionati delle sette note.
Importante anche la sua collaborazione con Philip Glass, col quale nel 1990 incise a quattro mani il disco Passages, un’esplicita affermazione dell’incontro tra minimalismo occidentale e concezione musicale orientale (alla quale il movimento aveva già attinto in maniera decisiva).
La sua eredità sconfinata non può essere misurato nel numero di concerti effettuati o di composizioni vergate, essendo stato un faro della cultura mondiale. Gli succedono due figlie, entrambe affermate musiciste: Anushka Shankar e la celeberrima cantante Norah Jones, che però non ha mai avuto contatti con il padre e non è stata riconosciuta legalmente.
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