Pussy Riot in carcere: la leader torna ai lavori forzati

Nadezhdna Tolokonnikova è detenuta in una prigione in Mordovia, e ha accusato problemi di salute.

Dopo essere stata ricoverata in un ospedale per detenute, per essere sottoposta ad alcuni esami medici, torna in carcere la leader delle Pussy Riot.

Nadezhdna Tolokonnikova, 23 anni, condannata anche lei a due anni di carcere per il blitz nella cattedrale di Mosca (la famosa ‘preghiera anti Putin’), è stata riportata dietro le sbarre.

Lo testimonia il gruppo artistico Voinà, di cui fa parte il marito Piotr Verzilov, su Twitter.

L’esito delle visite intanto non è stato reso noto: la ragazza accusava come leggiamo sul Corriere alcune emicranie e affaticamento da vita carceraria. Lo ha fatto sapere Iekaterina Samutsevich, l’unica delle tre che ha ottenuto la libertà vigilata. Nadezhdna è detenuta nella colonia penale numero 14 della repubblica di Mordovia.

L’avvocato Irina Khrounova, legale della band, ha reso noto di aver depositato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per denunciare la violazione dei diritti fondamentali durante il processo a carico delle ragazze: il diritto a un processo equo, la libertà d’espressione e il divieto di essere sottoposti a torture.

Ma l’attenzione dei media, nonostante sia ormai scemata la contagiosa febbre dell’estate scorsa, non si spegne sul caso.

Qualche giorno fa al Sundance Film Festival è stato presentato Pussy Riot – A punk prayer”, un documentario di Mike Lerner-Maxim Pozdorovkin. I due registi hanno spiegato a GQ:

“Abbiamo seguito tramite i media, soprattutto britannici, lo sviluppo della storia, per poi decidere di andare a Mosca in prima persona e tentare di realizzare un documentario. Non è stato difficile ottenere accesso: il processo-spettacolo è stato una tale soap opera che raccogliere materiale è stato abbastanza semplice”

credit image by Getty Images

Scritto da Style24.it Unit

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