Primarie Pd: Matteo Renzi, il bambolotto tv adorato dai giornalisti

Da Libero al Fatto quotidiano tutti in difesa di Matteo Renzi: quelli del Pd cambiano le regole per mettergli i bastoni tra le ruote. Ma negli Usa, patria delle primarie, il meccanismo esclude (ovviamente) gli elettori dell’altra parte

Ieri sera facevo zapping tra i vari, sedicenti, programmi d’informazione e approfondimento televisivi, e mi son ritrovato di fronte a un coro unanime di critiche contro la regolamentazione delle primarie proposta dai vertici del Partito democratico, vista come un tentativo disonesto di  mettere i bastoni tra le ruote al ruspante e sgambettante Matteo Renzi. A Porta a porta, per esempio, capitava lo straordinario fenomeno – più raro di un’eclissi di sole – di vedere sulla stessa linea due come Maurizio Belpietro e Peter Gomez del Fatto Quotidiano.

Mi domando quale malefico stratagemma avranno mai escogitato Bersani e company, e scopro che si tratta semplicemente di un sistema a doppio turno e, udite udite lo scandalo, dell’istituzione di un albo degli iscritti: chi vota deve registrarsi dichiarando di essere un elettore del centrosinistra. Ma obiettano i giornalisti de noantri: così si tagliano le gambe a Renzi, che potrebbe portare a suo sostegno gli elettori di destra delusi. Confondendo clamorosamente le elezioni politiche, in cui conquistare quelli dell’altra parte è in genere essenziale per vincere, con le consultazioni interne a un partito, dove chiaramente sono chiamati a decidere i militanti e i simpatizzanti. Vi immaginate il partito democratico americano che si fa scegliere il candidato alla presidenza dai repubblicani?

Del resto basterebbe un po’ informarsi e vedere come le cose funzionano negli Stati Uniti – dove le primarie sono regolate da leggi statali e può partecipare solo chi si registra alle liste elettorali come simpatizzante di quel determinato partito – per evitare di fare figuracce giusto per il gusto di polemizzare contro la casta del Pd (che, una volta ogni tanto, può avere anche le sue ragioni).

Piuttosto colpisce questa grande simpatia della stampa per Matteo Renzi. Colpisce, ma non sorprende, perché il sindaco di Firenze, ex concorrente della Ruota della fortuna, è un prodotto mediatico, un bamboccio televisivo con una buona parlantina e quel simpatico accento toscano alla Pieraccioni. Insomma, per i media una vera manna.

Politicamente però, a parte la suggestione della rottamazione, sembra uscito fuori dagli anni 90: indica come modello di riferimento Tony Blair e l’ennesima riproposizione di quella politica liberista – magari ammantata di un po’ di buonismo di sinistra – che ha segnato le scelte dei governi occidentali negli ultimi decenni e che ci ha portato al disastro attuale. Servirebbe, forse, qualche idea nuova, ma si sa: i giornalisti italiani – poco importa che si presentino come di destra o di sinistra – sono conservatori per natura. E allora viva Renzi e le primarie tarocche: dai che magari troviamo anche Silvio in fila per votare ai gazebo democratici!

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Scritto da Style24.it Unit

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