Polemica tra India e Italia. Motivo? Un turbante sikh

Non c’Š niente da ridere, Š una cosa seria. Mentre stavamo qua a baloccarci coi discorsi libici e le canzoni presidenziali, rischiavamo l’incidente diplomatico con tipo trenta miliardi di indiani. No, non quelli con le piume tra i capelli, che si fumano il kalumŠ della pace e fanno “heya heya heya…“. Parlo degli indiani veri, quelli dell’India, del Gange, di Gandhi e di Ganesha. Quelli col turbante, esatto. Oh, ecco, il turbante. Cito:

L’allenatore di golf Amritinder Singh, giunto nello scalo italiano con il campione indiano Jeev Milkha Singh, Š stato “costretto dagli agenti italiani a rimuovere il proprio turbante e a metterlo nel vassoio per sottoporlo allo screening di routine”.

Per gli appartenenti alla setta religiosa dei sikh, di cui fa parte lo stesso primo ministro Manmohan Singh, il tradizionale copricapo (circa otto metri di stoffa intrecciati con i capelli) Š un simbolo religioso obbligatorio e la rimozione implica un lungo rituale. ®Per me Š stata una vera e propria umiliazione, Š come se mi fossi denudato davanti a centinaia di persone¯ ha ammesso Singh.

(fonte)

Ora, a parte che l pare si chiamino tutti Singh, ed immaginatevi di dire “Ciao Singh!” e si girano in settantamila, io mi sento di condividere le ragioni del signor Singh. Principalmente per due motivi:

1. Questi si sono incazzati come rinoceronti feriti, han chiamato in tutta fretta il nostro ambasciatore e volevano farne una gustosa portata a base di curry. Sembrano intenzionati a portare la questione davanti all’ONU, non so se mi spiego. Non ritengo saggio inquietare un popolo che in ogni istante potrebbe partire con ottocento milioni d’elefanti e ridurre la pianura padana in un immenso campo da cricket a suon di pachidermiche pedate.

2. Va bene il fascino da punjabi playboy, ma chiedereste mai al signor Singh (nella foto) di togliersi le mutande?

(A parte gli scherzi, QUI trovate alcuni articoli relativi alla questione. Da quel che ho potuto leggere, una parte dell’utenza indiana non condanna a priori l’accaduto. “Sono le loro leggi”, dicono in molti, “noi facciamo rispettare le nostre, loro le loro. Se a Singh non piacciono, non vada in Italia; togliersi il turbante alcuni minuti per la sicurezza di tutti non Š un disonore”. Altri non sono d’accordo – ma Š perchŠ si chiamano tutti Singh e si sentono tirati in ballo, credo. Il dibattito Š aperto.)

Scritto da Style24.it Unit

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