La nuova versione della fiaba di Collodi
Cosa spinge un affermato regista del cinema d’animazione italiano (una categoria svantaggiata come poche) a cimentarsi nell’ennesima trasposizione cinematografica di un classico della letteratura dell’infanzia come Pinocchio?
L’opera di Carlo Collodi nel corso del tempo si è imposta come un cardine della formazione letteraria e persino morale della gioventù tricolore ed ovviamente ha subito molteplici tentativi di riduzione in vari formati, non ultimo quello audiovisivo.
Enzo D’Alò ha lavorato a lungo alla produzione del suo ultimo film (la quarta versione della sceneggiatura, per fare un esempio, risale al 2000), una pellicola che ha subito varie battute d’arresto sia per la concomitante uscita nelle sale dell’omonimo exploit di Roberto Benigni, sia per la complessità dell’aggiornamento tecnico derivante dall’applicazione del digitale alla tradizionale china e matita.
Il Pinocchio del cineasta, infatti, è un tripudio visivo che prende spunto dall’800 pittorico italiano, grazie al grande talento artistico di Lorenzo Mattotti che è riuscito a donare uno stile inedito alle avventure del burattino che voleva diventare un bambino, qui rappresentato come una peste ipercinetica.
Anche sul versante della sceneggiatura vi sono alcune novità interessanti, poiché D’Alò ha dichiarato di aver incentrato la storia sul complesso rapporto padre-figlio: Mastro Geppetto, infatti, crea il pargolo di legno con la segreta speranza di poter amare una sorta di copia di se stesso; messo di fronte alla realtà della vita, però, l’anziano uomo si ricrederà, dovrà accettare le differenze inevitabili tra le diverse generazioni e sopratutto dovrà affrontare innumerevoli prove per ritrovare il figlio scomparso.
Ad allietare lo spettatore, è doveroso ricordarlo, ci saranno le musiche di Roberto Costa e Lucio Dalla, il cantante all’ultima prova in studio e al debutto come doppiatore, dato che interpreta il personaggio del Pescatore Verde. Altri nomi celebri alle voci sono quelli di Rocco Papaleo (Mangiafoco) e Paolo Ruffini (Lucignolo).