Oscar Luigi Scalfaro è morto: lo ricorderemo come un grande presidente, quello del discorso tv in cui disse: io non ci sto.
Eppure su Facebook gli idioti lo insultano!
Anche una rapida occhiata alla rassegna stampa di oggi, e ai servizi televisivi mandati in onda da ieri mattina, permette di capire che l’episodio più ricordato della lunga carriera politica di Oscar Luigi Scalfaro, nono presidente della Repubblica scomparso all’età di 93 anni, riguarda un messaggio televisivo a reti unificate del 3 novembre 1993.
Non quindi il solito comunicato istituzionale della notte di Capodanno, ma un intervento sofferto e coraggioso, in uno dei momenti più bui e tormentati della storia della Repubblica, quando agli scandali di Tangentopoli si aggiunsero le bombe della mafia a Milano, Firenze e Roma; quando – come ammise appena un anno fa l’allora premier Carlo Azeglio Ciampi – nei palazzi del potere repubblicano si avvertì distintamente il pericolo di un colpo di stato.
In quel frangente storico, con la Prima Repubblica affossata e la Seconda tutta da costruire, sotto l’attacco della mafia e con una situazione economica – tanto per cambiare – drammatica, il presidente Scalfaro fu investito da delle accuse di gestione illegale dei fondi dei servizi segreti, al tempo in cui era ministro dell’Interno. Fu a un passo dalle dimissioni, ma invece di buttare la spugna decise di non arrendersi alla macchina del fango di allora, di non abbandonare le istituzioni, e di reagire rilanciando, con un discorso televisivo che ormai fa parte della nostra storia, e che senza fronzoli e orpelli retorici comunicava un messaggio molto chiaro: io non ci sto, io continuo a servire il mio Paese.
Ognuno di noi se lo ricorda.
O forse quasi ognuno di noi, perché su Facebook – il moltiplicatore per eccellenza della demagogia e dell’idiozia plebea – mi è capitato di leggere commenti raccapriccianti di chi salutava il presidente Scalfaro con grida di giubilo (“finalmente, è la prima cosa buona che fa”) o con il solito populismo demenziale anticasta (“questi se ne vanno dal parlamento solo quando muoiono”), tipico di chi – completamente sprovvisto di un minimo bagaglio di conoscenze storiche e politiche – mette tutti sullo stesso piano: chi ha distrutto il Paese e chi ha cercato di salvarlo.
A volte mi auguro che la televisione rimanga per molti anni ancora il medium centrale, per intenderci: quello da cui i presidenti della Repubblica fanno i loro discorsi alla nazione. Pur con tutti i suoi difetti, almeno la tv è capace di filtrare e cestinare gli interventi più insulsi e fetidi, che invece su Facebook purtroppo trovano spazio e ampia visibilità.
(In alto il video del celebre discorso in tv del 1993 di Scalfaro).