Olive Oatman, la prima donna bianca tatuata della storia

Olga Luce

Olga Luce, nata a Napoli nel 1982, è diplomata al liceo classico. Scrive di cronaca, costume e spettacolo dal 2014. Il suo motto è: il gossip è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo (quindi tanto vale farlo bene)! Ha collaborato con Donnaglamour, Notizie.it e DiLei. Oggi scrive per Donnemagazine.it

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Olive Oatman, nata e vissuta nelle colonie britanniche americane quando ancora infuriava la guerra contro i nativi pellerossa, è passata alla storia per essere la prima donna tatuata bianca.

Le sue fotografie sono la testimonianza di una storia estremamente difficile, che segnò Olive per tutta la vita.

Divisa dalla sua famiglia, ridotta in stato di schiavitù e costretta a veder morire di stenti la propria sorella minore, trascorse la seconda parte della sua vita emarginata e trattata come una diversa a causa del tatuaggio sul mento che la identificava a tutti gli effetti come membro di una tribù pellerossa.

Olive Oatman: la storia

Olive Oatman nacque nel 1837 in Illinois. Quando la ragazza era poco più che quindicenne la sua famiglia decise di partire alla volta della California. A causa di scorrette procedure di orientamento la famiglia perse la strada per ritrovarsi nel territorio che al giorno d’oggi corrisponde all’Arizona.

In quel territorio vivevano e ancora erano perfettamente attivi gli indiani Yavapai che presero d’assalto la carovana e uccisero tutti i membri della famiglia di Olive, escluse lei e sua sorella minore Mary Ann, che all’epoca aveva solo sette anni.

Se gli Yavapai risparmiavano la vita delle femmine che catturavano, non erano comunque clementi con loro: la ragazza e la bambina vissero per oltre un anno ridotte in completa schiavitù.

Dopo un certo periodo le due schiave vennero cedute a un’altra tribù che ebbe per loro un trattamento molto più umano. I membri della tribù Mohave adottavano come segno distintivo particolari tatuaggi che venivano realizzati con polvere minerale ricavata dalla frammentazione di pietre blu.

Accettate nella tribù alla stregua degli altri membri, le due ragazze furono tatuate. La felicità durò poco: a causa di una lunga siccità che decimo le tribù anche la piccola Mary morì di stenti e Ann rimase sola. Nonostante questo era ormai completamente integrata nella tribù, aveva sposato un guerriero avendo da lui due figli.

L’esercito trova Olive Oatman

Nel 1856, quindi ben cinque anni dopo l’uccisione dei suoi genitori, venne alla luce il fatto che tra i Mohave ci fosse una donna bianca, il comandante di Fort Yuma (avamposto militare in Arizona) ordinò alla tribù di consegnarla.

Nonostante l’opposizione della famiglia del capo tribù, che amava molto Olive, l’esercito obbligò la ragazza a separarsi dalla sua famiglia adottiva e a ritornare alla civiltà dei bianchi.

Questa nuova e traumatica separazione segnò ulteriormente la vita di Olive che fu in seguito raccontata in un romanzo.

“Tra gli indiani”

“Tra gli indiani”, romanzo sulla vita di Olive Oatman scritto dal pastore Stratton, vendette un numero impressionante di copie per l’epoca: oltre 30.000. Dalla pubblicazione del libro in poi Olive cominciò a tenere conferenze sulla sua esperienza, non solo per promuovere il libro ma anche per sensibilizzare i coloni bianchi sulle condizioni di vita e sulla cultura degli Indiani d’America.

Nonostante il fatto che si fosse già sposata con un Mohave, nel 1857 Olive convolò a nozze con John Fairchild e visse in Texas il resto della sua vita.