Nina: trailer e trama del film di Elisa Fuksas

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Figlia d’arte, questo è il primo lungometraggio per la regista

Restare in città ad agosto, sopratutto quando stiamo parlando di una metropoli come Milano o Roma, può essere un’esperienza metafisica, confinante con l’assurdo, intrisa di surrealtà e, nei casi più fortunati, coronata da una sorta di illuminazione zen.

È proprio questa l’ambientazione e l’atmosfera prescelta da Elisa Fuksas per il suo lungometraggio d’esordio Nina, film d’autore dalla forte componente formalista, visti i molti rimandi all’architettura (d’altro canto il padre è Massimiliano Fuksas, tra i più celebrati italiani nel mondo grazie alle sue originali opere).

Ambientato all’Eur, con il suo agghiacciante minimalismo freddo e spietato come una lama di ghiaccio, Nina racconta dell’impasse esistenziale e dell’ennui borghese dell’eroina eponima (la graziosa Diane Fleri, portatrice sana di arrotamento di “r”).

Rimasta in città a ciondolare, impegnata – si fa per dire – dai suoi doveri di studentessa di canto e di scrittura cinese e dalla cura degli animali di una amico (il cane Omero, il porcellino d’India Armando, e i pesci di un acquario), la ragazza vaga per una Roma addormentata, alla ricerca di una risposta per le domande che l’assillano: andare o no in Cina? Cosa fare della propria vita?

Ad aiutarla a risolvere i suoi dubbi ci penserà un bambino saggio che parla come un adulto e che, inspiegabilmente, ha tutte le chiavi degli appartamenti del palazzo in cui abita Nina.

Del significato della pellicola parla la stessa regista, in una intervista rilasciata a Io Donna:

Volevo raccontare il precariato esistenziale della mia generazione. Gente che non sa vivere, io per prima: incapacità di avere amicizie durature, un matrimonio, un figlio. Incapacità di procedere: l’aspettativa per noi è da oggi a oggi. Lo sguardo di Nina è quello di chi vorrebbe far parte di una comunità ma non trova la strada. Però almeno capisce che somigliare agli altri può non essere così male.