Il ritorno di una voce fuori dal coro del cinema francese
Ritorna al cinema una delle voci più interessanti della filmografia d’oltralpe, quel François Ozon che i più ricorderanno come autore di 8 donne e un mistero, gustoso e delizioso giallo con sfumature da musical, ma che negli ultimi anni ha sfornato film come Angel – La vita, il romanzo, Ricky – Una storia d’amore e libertà, Il rifugio e Potiche – La bella statuina.
Da sempre interessato all’esplorazione e alla dissacrazione satirica dei valori fondativi della famiglia, dotato di un raffinato senso dell’umorismo molto tagliente e predisposto al racconto leggero ed elegante ma ricco di suggestioni, il regista francese firma con Nella casa un piccolo grande capolavoro di commedia metatestuale.
Ozon, ben lontano da intellettualismi e sofismi da accademia, con la sua ultima opera si impegna in un’analisi del concetto di narrazione come fondamento identitario, base dei legami interpersonale e vera e propria ossessione che da artistica diventa esistenziale.
Nella casa racconta infatti la storia del rapporto tra il professor Germain, insegnante liceale di letteratura, e il promettente studente Claude, che come primo tema libero scrive un avvincente resoconto sulla famiglia del “simpatico e noioso” amico borghese Rapha e della sua famiglia costituita da Rapha padre ed Esther. Quel sibillino finale, “continua”, scatena un moto istintivo di curiosità nell’insegnante, eccitato e finalmente motivato da un allievo che mostra un talento straordinario per le lettere.
Ma le lezioni date dall’anziano uomo al pupillo, pregne di consigli su come condurre meglio la trama del suo grande romanzo in fieri, daranno il via a situazioni sempre più pericolose e compromettenti per entrambi: Claude infatti è affascinato ed emotivamente coinvolto dalla famiglia in cui cerca di intrufolarsi in ogni modo, non lesinando sotterfugi e inganni, mentre il docente pare non accorgersi della gravità delle azioni del suo protetto.
In un gioco al massacro in cui tutti verranno coinvolti, inclusa la gallerista d’arte Jeanne moglie di Germain, presto la distinzione fra finzione e realtà verrà a cadere, facendo perdere il controllo ai vari “personaggi” della storia…
Tratto da una commedia spagnola, dal cui intreccio disordinato e astratto di dialoghi e monologhi Ozon ha estratto e rielaborato la sceneggiatura, Nella casa compie il miracolo di riuscire a intrecciare riflessione e suspense hitchcockiana, commedia di costume (la media borghesia sciatta e banale e l’intellettualismo radical chic vengono gustosamente messi alla berlina) e dramma sentimentale, senza mai perdere il filo del racconto ma anzi intrecciando abilmente tematiche che, lungi dall’essere semplicemente accostate l’una all’altra, escono corroborate dal rispecchiamento l’una nell’altra.
È un piacere perverso e malizioso quello si prova alla visione del film: il piacere della fruizione di una narrazione al di sopra di qualsiasi preoccupazione morale, l’ossessione che coglie ogni lettore che vuole sapere “cosa succede dopo”, sopratutto quando sente di riconoscere i protagonisti delle vicende raccontate. E il piacere è quanto più perverso se a esso si mescola l’infrazione della privacy, il sottile godimento voyeuristico del guardare dal buco della serratura.
Il contraltare di questo delirio egomaniaco però, sembra dire Ozon, è la perdita progressiva della capacità di discernimento tra reale e finzionale, acuita dalla consapevolezza che non esiste identità senza narrazione perché in fondo non si dà conoscenza se non a partire da un’esposizione; allo stesso tempo vediamo come la gretta e ottusa matericità della realtà resiste sempre e comunque a qualsiasi tentativo di seduzione narrativa.
Il regista conduce quindi una danza filmica con passo svelto ma mai affrettato, grazie alle eccellenti prove (solo in apparenza stereotipate) dei protagonisti Fabrice Luchini, Emmanuelle Seigner, Kristin Scott Thomas e Ernst Umhauer, ma anche aiutato dalla magnifica colonna sonora di Philippe Rombi, capace di passare con maestria dalla dolcezza all’inquietudine, dalla tensione alla tragedia nel giro di poche note.
Come in effetti succede anche per gli individui di cui Claude vuole scrivere a tutti i costi, forse per trovare quel posto da poter chiamare finalmente casa.