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Michela Murgia è stata una figura di spicco nel panorama letterario e culturale italiano, il cui lavoro si è concentrato su temi di grande rilevanza sociale, in particolare relativi al mondo femminile.
Nata il 3 giugno 1972 a Cabras, in Sardegna, ha dedicato la sua vita a promuovere i diritti delle donne e a raccontare storie che riflettono le lotte e le aspirazioni delle donne nella società contemporanea.
La sua infanzia è stata segnata da esperienze che l’hanno profondamente influenzata. In un’intervista, Murgia ha raccontato di essere cresciuta in una famiglia con dinamiche complesse, dove la responsabilità pesava fin da giovane.
La sua esperienza come maggiore in una famiglia con un fratello fragile, spesso in ospedale, ha forgiato il suo carattere e la sua sensibilità. “A nove anni avevo già le chiavi di casa,” ha ricordato, sottolineando una libertà che, per quanto precocemente acquisita, era anche un peso.
Michela ha sempre avuto un rapporto difficile con il padre, che, secondo lei, ha tradito il suo ruolo.
Ha trovato conforto in un’altra figura paterna, suo zio, ma il ricordo del padre biologico l’ha segnata e l’ha spinta a cercare la propria strada. A diciotto anni, dopo una violenta lite familiare, ha deciso di lasciare la sua casa senza mai più tornare. Da quel momento, ha costruito la sua vita lontano da un passato che non sentiva più suo.
Il debutto di Murgia nel mondo della scrittura è avvenuto nel 2006, e la sua carriera è decollata rapidamente.
Con una serie di saggi e romanzi, ha esplorato temi complessi e sfumati. Il suo primo romanzo, Il mondo deve sapere, ha offerto una satira incisiva sulla vita lavorativa in un call center, diventando una fonte d’ispirazione per il film Tutta la vita davanti. Le sue opere successive, come Accabadora, hanno affrontato questioni delicate come l’adozione e l’eutanasia, guadagnandole numerosi premi e riconoscimenti.
Tra le sue pubblicazioni più importanti, Morgana, dove ha raccontato storie di donne fuori dagli schemi, si distingue per la sua profondità e il suo coraggio. Murgia ha sempre utilizzato la scrittura come uno strumento di cambiamento sociale, ponendo domande provocatorie e sfidando le norme patriarcali. I suoi libri non sono solo narrazioni, ma veri e propri atti politici che invitano alla riflessione.
Nel corso degli anni, Michela Murgia ha ampliato la sua influenza anche al di fuori del mondo letterario, diventando una presenza fissa in programmi televisivi come Quante Storie su Rai 3. Qui, ha condiviso le sue opinioni su vari argomenti culturali e sociali, dimostrando che la letteratura può e deve interagire con la realtà contemporanea.
Nel 2014, ha anche tentato di entrare in politica candidandosi alla presidenza della Sardegna, ottenendo un buon numero di consensi.
Non ha mai esitato a esprimere le sue opinioni forti, anche quando si è trattato di criticare figure politiche come Giorgia Meloni, sottolineando che non basta essere donne per essere femministe.
Michela ha affrontato una lotta personale contro il cancro, una battaglia che ha iniziato nel 2014. La sua diagnosi iniziale è stata affrontata con coraggio e determinazione, ma nel 2022 ha scoperto che la malattia era tornata, questa volta in forma più aggressiva.
La sua sincerità nel parlare della malattia ha ispirato molti, trasformando la sua esperienza in un messaggio di resilienza. Durante un’intervista, ha affermato: “Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono.”
Nei suoi ultimi giorni, ha manifestato il desiderio di essere ricordata attraverso la sua scrittura e il suo attivismo. Ha chiesto che le sue ceneri fossero disperse nell’oceano, un gesto simbolico che rappresenta la sua connessione con la libertà e la natura.
La sua eredità vive attraverso i suoi libri, le sue idee e l’impatto che ha avuto su chi ha avuto il privilegio di conoscere il suo lavoro.