Perchè si dice che Marco Masini portava sfortuna?

Condividi

La concorrenza spietata interrompe carriere e amicizie.

Dicerie senza senso mettono in giro strani pregiudizi, alimentano diffidenza e malumori, cattiveria gratuita e spropositata ignoranza. Eppure i più scaramantici ci credono e contribuiscono ad alimentare polemiche e false indiscrezioni, apparentemente inconsapevoli dei danni umani e professionali che queste comportano. Lo sapeva bene Mia Martini, una delle voci più belle e talentuose del panorama internazionale, capace di commuovere con note che sono versi di poesie senza tempo. Le accuse che le sono state rivolte l’hanno sormontata e fatta sprofondare nella peggior depressione, un baratro senza fondo dal quale non è mai più riuscita a risalire.

E così nel 1983, l’artista abbandonò per sempre le scene. Anche Marco Masini si dicesse portasse sfortuna.

I brani spesso non particolarmente allegri e spensierati sono stati il pretesto attraverso il quale scagliargli addosso la peggior maledizione. Soprattutto per un artista che ha ancora tanto da proporre al grande pubblico. Ma l’opinione pubblica è impietosa e non c’è stata tregua per lui, bollato come “portasfiga”. Alcuni fatti di cronaca, inoltre, hanno alimentato le cattiverie sul suo conto.

Per Masini sembrava arrivato il momento di chiudere la propria carriera, ma fortunatamente è riuscito a riprendersi e ottenere grandi successi.

Marco Masini, le dicerie sulla sfortuna

Quando un ragazzo si tolse la vita si venne a sapere che stava ascoltando canzoni di Masini. E la stampa, anziché aiutarlo, alimentò la polemica. È stata la condanna definitiva per Masini, che tuttavia non si è perso d’animo. Il cantante, infatti, continuò a scrivere trovando nella musica la sua valvola di sfogo e il motivo della sua rinascita.

3 anni dopo vinse Sanremo, riprendendo in mano la sua carriera e la sua vita.

La vera sfortuna, alla luce delle tante fandonie sul suo conto, non coinvolse nessuno all’infuori di Masini, che ne risentì particolarmente a livello psicologico e lavorativo.

“Io non credo nella cattiveria della gente. Non credo di essere stato odiato. La cattiveria arriva dall’odio”, era stata la sua risposta a “Non disturbare”. Ma tra lui e Mia Martini ci sono delle differenze. Infatti, ha raccontato: “Per Mimì in maniera casuale accadde qualcosa durante il montaggio di un palco. Per me invece tutto cominciò per le canzoni che cantavo. Chi si identificava pensava che sarebbero state d’aiuto per uscire da un momento triste, chi al contrario si disinteressava mi aveva individuato come un cantante negativo.

Ma non sono mai stato incazzato con nessuno”.

Sulle difficoltà vissute nel 2001, ha raccontato: “Quando un’azienda va a fondo un amministratore delegato deve dimettersi. Era una persecuzione, non riuscivo neanche ad andare al bar a prendere il caffè. Vedevi gente che si girava e si toccava, era difficile. Mi sentivo disarmato, quella è un’arma letale”. Le difficoltà si sono fatte troppo grandi quando una televisione inviò una lettera all’entourage dell’artista scrivendo: “Il pezzo è bello ma il suo artista emana energie negative”.

Inevitabili i problemi con la casa di produzione, che “mi disse che aveva difficoltà a fare promozione e non aveva più budget per i miei progetti”.

Dopo una momentanea interruzione della sua carriera musicale, tornò a farsi sentire nel 2004.

È stato quello l’anno del riscatto professionale e della rinascita personale. Per lui “è inutile arrabbiarsi” e “fare vittimismo”. Infatti, ha spiegato: “Bisogna essere lucidi, freddi e capaci di dimostrare il contrario. Io conosco una formula sola: scrivere canzoni. Deve essere ancora più bella, deve avere una forza sua che nonostante ci sia un muro difficile da superare ha talmente tanta forza che lo sfonda. E così è stato per l’Uomo volante”.

Per dare una visibilità in più alla sua carriera torna all’Ariston con “Il confronto”.