Luciano Ligabue torna “a metà” con un “best of” e riflette sui fallimenti delle idee

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Luciano Ligabue è tornato.

O meglio, è tornato a metà, visto che compare sulla scena musicale prenatalizia con un best of (Primo Tempo) che contiene due soli inediti. Il momento è propizio, meglio approfittarne.

Il progetto era in cantiere da un po' di tempo, come ha detto la rockstar di Correggio, e siamo sicuri che i fans non rimarranno delusi; anche perchè la selezione dei brani è stata fatta proprio in base al loro apprezzamento. Sì, come tutti i best of, questo è vero, ma le piacevoli sorprese non mancheranno.

Ligabue però è anche tornato a parlare di politica, proprio in un momento in cui l'antipolitica la fa da padrona sulla scia del terremoto Grillo. E a svelare questo suo lato mai sopito, fatto di battaglie politiche e di canzoni impegnate (che non sono la sua specialità, tuttavia), è un'intervista de Il Giornale a firma Paolo Giordano, che sul suo blog – che ha un'impostazione "civile" (più o meno, visto che l'abc dei blog non è che sia proprio rispettato, ma non è questo il momento adatto per parlarne) – ha scritto ieri (il giorno prima di pubblicare l'intervista che proponiamo più sotto): 

Oggi ho incontrato Ligabue (insieme con altri giornalisti) per il solito rito della conferenza stampa di presentazione del suo nuovo cd, che è un best of e si intitola ‘Primo tempo’ (a maggio uscirà anche il secondo).

Al di là di quello che ha detto (che pubblico domani sul Giornale) l’impressione è stata di un Ligabue famelico e vorace, voglioso, tremendamente voglioso di parlare di tutto. In più, è un Ligabue deluso da ciò che vede e, sembra, deluso dalle cose in cui ha creduto. La politica, innanzitutto. Voi direte: è facile adesso smarcarsi dalla politica, visto che le cose vanno così male. Ma credo che sia particolarmente difficile per chiunque, specialmente per lui che è cresciuto in un ambiente fortemente ideologizzato, fare i conti con il fallimento delle proprie idee.

Questa credo sia la fase di Ligabue. A prescindere dalla musica. Forse ha smesso di fare il mediano e sta decidendo in quale ruolo giocare. Insomma, la crisi di mezz’età (e lui ne ha 47…).

Ok, allora leggiamola questa intervista. Riportiamo alcuni parti salienti. Insomma, visto che musicalmente non c'è molto da dire – le canzoni le conosciamo ben bene (e qualcuno, con malizia, afferma anche che da tempo sono sempre uguali) – tanto vale parlare di un altro importante aspetto della personalità di Ligabue: un impegno che da sempre si ripercuote anche sulle canzoni.

 

Una di queste è Buonanotte all’Italia, un titolo che la dice lunga.
«Viaggiando per l’Italia – io sono uno dei pochi che torna sempre a casa dopo i concerti – mi sono reso conto che ci sono due forze distinte che caratterizzano questo Paese. La sua bellezza, innanzitutto: noi passiamo il tempo a lamentarci e a turarci il naso, ma poi appena arriviamo a Lugano iniziamo a dire che siamo orgogliosi di essere italiani».

E l’altra forza?
«Probabilmente è una classe politica così incapace di ascoltare le persone».

Sembra di sentire Beppe Grillo.
«No, lui è più radicale nei toni, le sue sono vere e proprie invettive. Io mi limito a osservare».

Perciò lei augura buonanotte all’Italia.
«L’Italia ha bisogno di riposo, è un Paese stanco, impotente. Tanto per dire, siamo la nazione che ha più risorse per l’energia alternativa, il sole, l’acqua, il vento. Ma è quella più indietro nello sfruttarle».

Lo spieghi al ministro Pecoraro Scanio.
«Mi limito a osservare quello che succede. Io faccio quello che posso: ho un’auto ibrida, la Prius, e per il mio tour useremo solo auto ibride. Ma se nessuno prende decisioni in questo senso… Di sicuro, oggi il politico, quando deve governare, è nella situazione meno invidiabile di tutte».

Si litiga e basta. Vedi Mastella e Di Pietro.
«È il calvario di una maggioranza risicatissima e in ostaggio di pochi politici».

Tanto rumore per nulla.
«Sento solo parlare di tasse e finanziaria. Tasse e finanziaria. Non se ne può più. Sarò un vecchio romantico, ma ho voglia di ascoltare discussioni sui valori, sui princìpi anche quando non si è in campagna elettorale. Invece mi accorgo che c’è gente concentrata solo a mantenere il potere».

Vede, anche lei fa anti politica.
«No, sono molto deluso dalla politica. Ma non sono un antipolitico. Anzi, diciamo che sono un antipolitico per come è la politica adesso».

Appunto.
«Grillo mi ha detto di sponsorizzare il, come si chiama?, Vaffa Day, e sul discorso delle leggi di iniziativa popolare ho aderito, mi sembra giusto che la gente abbia la possibilità di decidere. D’altronde non ho mai preso una tessera di partito».

Detto da lei, che nel ’90 ha fatto il consigliere comunale del Pds a Correggio.
«Vorrei chiudere una volta per tutte quel discorso. Per qualche motivo, non so spiegare quale, a Correggio ero diventato responsabile dell’Arci.

Poi nel maggio del ’90 gli ex comunisti mi hanno chiesto di fare il consigliere comunale, forse perché ero già un po’ conosciuto e volevano racimolare qualche voto».

Ed è stato eletto.
«Ho partecipato a tre consigli in cui non ho aperto bocca, poi mi sono rotto le palle perché tanto della musica non fregava niente a nessuno. E, visto che avevo appena pubblicato il mio primo disco, ho lasciato il posto al primo dei non eletti.

Insomma, è molto di più il tempo che ho speso a raccontare questo episodio di quello che ho trascorso da consigliere comunale. Io non ho la pazienza e la diplomazia che servono».