Vuitton, Virgil Abloh: prima sfilata da direttore creativo

Olga Luce

Olga Luce, nata a Napoli nel 1982, è diplomata al liceo classico. Scrive di cronaca, costume e spettacolo dal 2014. Il suo motto è: il gossip è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo (quindi tanto vale farlo bene)! Ha collaborato con Donnaglamour, Notizie.it e DiLei. Oggi scrive per Donnemagazine.it

Condividi

Louis Vuitton celebra l’inizio di una nuova era con la prima sfilata ufficiale di Virgil Abloh in qualità di nuovo direttore artistico della leggendaria maison francese.

Abloh è di origini africane ed anche solo per questo è un rivoluzionario nel suo settore: nessuno afroamericano prima di lui era arrivato a dirigere una maison internazionale di moda di tale importanza.

Total White per Louis Vuitton

Il compito di Virgil Abloh per Louis Vuitton non era semplice. Il giovanissimo stilista aveva il compito di ricevere il testimone da parte di Kim Jones, un direttore artistico che ha fatto storia non soltanto all’interno della Maison Vuitton ma nella moda mondiale.

A combattere la sua battaglia però Abloh non giungeva disarmato: aveva dalla sua il grandissimo successo ottenuto con il marchio Off – White, le cui creazioni sono state definite rivoluzionarie e innovative.

Anche nella sua prima sfilata, destinata alla collezione Primavera / Estate 2019, Abloh decide di giocare sul bianco, per esaltare soprattutto gli effetti prismatici nella rifrazione della luce. Per creare un gioco di contrasti che potesse essere altamente rappresentativo della nuova era di Vuitton, Virgil Abloh ha deciso di aprire la sfilata con oltre venti modelli di origini africane vestiti di bianco.

Non soltanto modelli

Tutti coloro che sono stati invitati all’evento, ospitato nell’elegantissima quanto classica cornice del Palais Royal di Parigi, hanno trovato sulla propria sedia una brochure creata dallo stesso Abloh in cui i modelli che hanno sfilato in passerella venivano presentati attraverso alcune righe scritte dallo stesso stilista e da uno schema che indicava le loro origini e i paesi di provenienza dei loro genitori. Si scopre così che i modelli non sono soltanto corpi anonimi, ma anche artisti e amici dello stilista, che li ha scelti uno per uno

Virgin Abloh ha poi aggiunto che il suo obiettivo è creare una moda inclusiva, che parli non soltanto a tutte le razze ma anche a tutte le generazioni.

E ai millennials che Abloh vuole rivolgersi prima che a chiunque altro, poiché è consapevole che sono la generazione a cui il mondo dovrà affidarsi nel prossimo futuro.

Accessomorphosis

Il punto focale dell’intera collezione di Abloh sono gli accessori, che si inseriscono nei modelli come punti focali dell’attenzione e come irrinunciabili elementi costitutivi.

Zaini, borse e borsette sono tutti caratterizzati da catene colorate che si avvolgono attorno ai polsi dei modelli o pendono dalle borse.

Le fondine da pistola tornano prepotenti alla ribalta della moda in un vezzoso ritorno agli anni Quaranta, perché tutte le fondine indossate dai modelli sono di pelle a fiori.

I fiori tornano costantemente da un modello all’altro, e sono proposti come stampa caratterizzante di accessori e giacche: i papaveri rossi sono i padroni della passerella.

I gilet rigidi multitasche, che ricordano un po’ le armature in kevlar destinate alla guerriglia urbana, sono illuminati da colori fluorescenti che tornano anche nei guanti di pelle e nei lacci delle sneakers nere.