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Un fenomeno silenzioso ma presente
Le mutilazioni genitali femminili (MGF) rappresentano una violazione dei diritti umani che colpisce milioni di donne in tutto il mondo. Spesso si pensa che queste pratiche siano limitate a paesi lontani, ma la realtà è ben diversa. In Italia, si stima che circa 87.600 donne abbiano subito MGF, con un numero allarmante di minorenni a rischio. Questo fenomeno, radicato in tradizioni culturali, è spesso invisibile e sottovalutato, ma le sue conseguenze sulla salute fisica e psicologica delle donne sono devastanti.
Il ruolo dei giovani attivisti
In prima linea nella lotta contro le MGF c’è il movimento Youth in Action (Y-ACT), composto da giovani attivisti di origine migratoria. Questo gruppo ha realizzato oltre 300 azioni in diverse città italiane, coinvolgendo più di 1.500 persone in un anno. Sostenuto dall’Unione Europea e guidato da Amref, Y-ACT ha creato un Manifesto che sottolinea l’importanza del dialogo intergenerazionale per smantellare i tabù e costruire una società più equa. Le storie di attivisti come Jasmina El Shouraky e Sabina Lakara dimostrano che il cambiamento è possibile e che la lotta per i diritti delle donne è una priorità.
Storie di cambiamento e speranza
Le esperienze personali di chi ha vissuto in prima persona le MGF sono toccanti e illuminanti. Jasmina, attivista milanese, afferma: “Essere attivista significa essere una voce per gli altri. Voglio creare spazi di libertà senza chiedere il permesso a nessuno.” Dall’altra parte del mondo, Sabina, giovane Maasai del Kenya, ha sfidato la sua famiglia per salvare altre ragazze dal taglio e dal matrimonio forzato. La sua determinazione ha portato a risultati concreti, salvando più di dieci ragazze. Queste storie mostrano che il cambiamento è già in atto e che le nuove generazioni stanno riscrivendo il futuro.
Un cambiamento culturale necessario
Il cambiamento non riguarda solo le pratiche individuali, ma richiede un profondo cambiamento culturale. Coumba, ex-tagliatrice senegalese, racconta come il dialogo con la nipote l’abbia portata a rifiutare una pratica che per anni aveva considerato necessaria. “Pensavo fosse la cosa giusta da fare”, ammette oggi, consapevole di aver fatto parte di un sistema di violenza. Amref, attiva in Africa, ha già aiutato oltre 500.000 donne attraverso programmi di sensibilizzazione e supporto. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga e la lotta contro le MGF è una battaglia che richiede l’impegno di tutti.