La Crisi vince il Telegatto: allegria, la recessione mondiale migliora la TV italiana!

Da oggi, rilancio in modo regolare su Format le inchieste sul mondo della Televisione che sto curando per conto di 9 Colonne, agenzia Stampa che annovera tra i suoi clienti Rai, Sky e le maggiori testate giornalistiche. Si tratta di una serie di Focus ideale per un blog che vuole approfondire la conoscenza dei media. In particolare, vi consiglio di leggere domani il servizio che svela chi sono i discografici che gestiscono Amici e X Factor e quali strategie perseguono per individuare i nuovi Marco Carta e Giusy Ferreri.

(9Colonne) – Roma, 16 mar (citare la fonte)

"The show must go on", con alcuni limiti dettati dalla crisi.

La legge che impone allo Spettacolo di andare avanti in ogni caso, risente in TV della recessione globale.

Il piccolo schermo racconta la pesante congiuntura e al contempo la subisce. Ma la tempesta non passerà invano.

La televisione cambierà in meglio, dicono gli esperti.

Per compensare le perdite, i grandi broadcaster stanno infatti sviluppando valide offerte sui nuovi media, digitale terrestre e internet, modernizzando questo piccolo mondo ormai antico. La bancarotta che sconvolge il pianeta, inoltre, renderà più serio e credibile il linguaggio dei creativi che studiano gli Spot.

Per ora, il sistema televisivo nazionale deve fare i conti con il taglio drastico degli investimenti in Pubblicità deciso dalle aziende, che arrancano in questo difficile momento.

E la riduzione della primaria fonte di sussistenza della TV affiora in alcuni cambi di palinsesto: sono la punta di un iceberg sommerso e molto esteso, che però portano dentro le case il senso del tracollo più di mille grafici di bilanci aziendali.

La cancellazione più emblematica del crac è quella dei Telegatti.

La 25° edizione del Gran premio internazionale dello spettacolo organizzato da "TV Sorrisi e canzoni" e Canale 5 è rinviata a data da destinarsi.

Non va in onda in primavera: ufficialmente, per non ostentare lusso agli occhi dei telespettatori prostrati dalla povertà crescente.

"Ma la realtà – spiega la critica televisiva de La Stampa, Alessandra Comazzi- appare lievemente diversa. Non tanto, o non soltanto, il rispetto per il pubblico: «panem et circenses» sono sempre stati una medicina adatta a ogni tempo di crisi. Quanto, più realisticamente, la mancanza di denaro per chiamare le stelle straniere. E, magari, pure per pagare i conduttori. La pubblicità diminuisce. Gli sponsor non sono più disposti a finanziare manifestazioni, e programmi, che non rendono come una volta".

Nel mondo televisivo, il cambio di programmazione più curioso legato alla crisi arriva però dalla vicina Francia.

Il settimanale Le Point annuncia che TF1 ha deciso la chiusura anticipata dei Pacchi in versione parigina, corrispondenti al pre-serale di RAI Uno, "Affari tuoi".

Oltralpe il format si chiama "A prendre ou à laisser" ed è presentato da Arthur alle ore 18:00 su TF1. Da fine aprile sarà depennato. Ne spiega il motivo la casa di produzione del gioco, Endemol: "La crisi economica si è fatta risentire sull'atteggiamento dei candidati. E' la prima volta che si è visto della gente andare via non appena guadagnavano somme da 10.000 a 12.000 euro, senza tentare di guadagnare una grande somma. Un dato che ha turbato la meccanica del gioco".

Il danno per un giochino che deve mantenere la suspence il più a lungo possibile per coinvolgere il telespettatore, è evidente. Se in Italia avvenisse qualcosa del genere, il programma perderebbe il suo appeal con largo anticipo, a tutto beneficio della concorrente Striscia la notizia: un disastro in termini di audience e garanzia per gli inserzionisti pubblicitari!

Il disagio italiano è correlato ovviamente al riflusso mondiale. Una rapida panoramica nella TV di oltreoceano dà l'idea del dissesto planetario.

Basta citare i salassi registrati tra febbraio e questo primo scorcio di marzo.

Time Warner perde 16miliardi di dollari e annuncia il licenziamento di 1.250 dipendenti alla divisione Cable, secondo operatore via cavo degli Stati Uniti. Il fatturato del settore broadcasting di Walt Disney Company, cala di 1,4mld di dollari, mentre il reddito operativo scende del 69% a causa dei mancati introiti pubblicitari di Abc e altre TV.

E poi c'è l'impero dei Media per antonomasia. NewsCorp di Murdoch va in rosso nel secondo trimestre dell'anno fiscale a causa di un buco di 6,42mld di dollari, contro un utile di 832mln dello stesso periodo dello scorso anno. Ne paga le conseguenze il "Wall Street Journal", ma anche il settore televisivo: a giugno sarà sostituito Peter Chernin, direttore generale con responsabilità sulla rete TV Fox e sulla 20th Century Fox.

Il magnate australiano ha scritto una lettera interna in cui annuncia che le economie di molte nazioni vengono "alterate dalle fondamenta" e "molte imprese saranno colpite a morte". Ma non è un allarme, perché News Corp, assicura, non rinuncerà alla qualità per contenere i costi e "rinnoverà il proprio impegno verso i lettori e i clienti".

E in Italia?

I mancati introiti pubblicitari sono il leit motiv del Summit "Comunicare oggi: tutto cambia: cambiamo tutto?" , organizzato a Roma dall'Upa (Utenti pubblicità associati) l'11 ed il 12 marzo.

Astra Ricerche ha stimato al Vertice romano la quantità di benzina che manca alla macchina televisiva rispetto ai periodi in cui procedeva a tutto gas: in percentuale, il 10%.

La nottata sarà lunga, per dirla con Eduardo De Filippo.

Il direttore dello stesso Istituto, Enrico Finzi, ritiene che solo "nel primo trimestre dell'anno prossimo ci potrebbe essere l' inversione del ciclo, ma ci vorranno almeno due anni per tornare ai livelli ante-crisi".

Il sistema TV, dunque, è più povero.

Crolla la pubblicità. E ,per giunta, aumenta la percentuale di famiglie che evade il canone RAI e rincarano le tariffe Sky.

Gli abbonamenti alla piattaforma di Murdoch, informa l'Istat, aumentano a gennaio 2009 del 14% rispetto ad un anno prima a causa della maggiorazione dell'aliquota Iva imposta dal Governo alle Pay TV.

L'ammanco derivante alla TV di Stato dagli evasori del canone arriva invece a 500 milioni di euro, provocato da una percentuale di utenti parassiti che passa dal 21% del 2000a circa il 27% di oggi.

Per gli spot, invece, la fotografia dettagliata del deficit nei maggiori gruppi italiani è illustrata da Nielsen Media.

L'anno scorso la Sipra, concessionaria di Pubblicità per la RAI, ha pagato di più la recessione: ha perso 53 milioni di euro. Pubblitalia, omologa per Mediaset, è andata in controtendenza, crescendo un po': 3 milioni.

Discorso a parte merita Sky Italia, che è comunque in ascesa per via della sua giovane età: ha quasi raddoppiato la raccolta nel 2008, da 54 a 90 milioni di euro, e progredisce anche nel 2009.

In questi primi mesi dell'anno , la crisi ha investito anche il Biscione. Mediaset è a -25% a gennaio, -30% a febbraio. Sipra ha lasciato sul campo circa 80 milioni di raccolta in due mesi, il 33 per cento rispetto allo scorso anno. LA 7 invece deve affrontare uno scompenso preesistente.

L'editore TiMedia, che possiede anche Mtv Italia, nel 2008 ha avuto un disavanzo da 93,9mln. Il piano di risanamento gestito dal vicepresidente Stella ha prodotto effetti positivi. Ad inizio febbraio è stato evitato il licenziamento di 25 giornalisti di La7. La concessionaria della stessa emittente ,Cairo Communication, ha raccolto a gennaio-febbraio 2009 18,3mln di euro, in linea con gli obiettivi.

In questo contesto precario, ci sono diverse certezze per la TV italiana.

Alcune fabbriche televisive sembrano godere di vita autonoma, perché marciano sempre ed in ogni caso bene.

Zelig, show a ciclo continuo, manda i suoi satelliti in giro per i teatri.

Anche il "Grande Fratello" ha avviato un progetto di brand extention e si trasforma da fine maggio nel live show "Grande Fratello Village": uno spettacolo itinerante che va in tour in 26 città.

E poi c'è il fenomeno Amici di Maria De Filippi , che il Sole 24 ore ha recentemente definito una "miniera d'oro". Una vera industria a sé stante in grado di creare un indotto di oltre 40 milioni tra pubblicità, cd , libri e spettacoli teatrali e ricavi da televoto.

In casa RAI, la pluricelebrata 59esima edizione del Festival di Sanremo porterà invece effetti in futuro.

Nonostante gli ascolti record, nel 2009 gli investimenti in réclame e gli introiti da televoto hanno coperto 18 milioni e 500 mila dei 20mln di euro investiti dalla RAI, secondo una stima fatta dal direttore generale Cappon. Il boom dell'auditel avrà però una ricaduta positiva l'anno prossimo, incoraggiando gli inserzionisti al momento della negoziazione dei nuovi spazi pubblicitari.

"The show must go on", dunque, e talvolta a pieno regime.

In ogni caso, assicurano gli esperti riuniti nel Summit delle Comunicazioni, la crisi valorizzerà il sistema TV. Non è un paradosso, d'altra parte, ma un recupero del significato vero di un termine che desta allarme ed ha invece un etimo virtuoso: "crisi", parola di origine greca, contiene il senso originario di "scelta", dunque di possibilità di miglioramento.

La tempesta finanziaria rifonderà l'impianto televisivo e ristrutturerà l'architrave che lo sostiene: la Pubblicità.

Quest'ultima rinverdirà e renderà più affidabile il suo codice di comunicazione, secondo il presidente dell'UPA ,Diego Masi:

"Siamo – spiega- di fronte ad una crisi di sistema e non recessiva. Sono convinto, infatti, che terminata questa crisi le cose non torneranno come prima ma saranno notevolmente diverse. Stiamo andando verso cambiamenti energetici, finanziari e comunicazionali. I consumatori, ancor più di oggi, vorranno avere un'informazione seria invece di comunicazione slogan. Presto sarà messo in discussione il modello storico di decenni e decenni seguito ancora dalle agenzie di pubblicità".

La tempesta economica porterà inoltre una folata di innovazione che cambierà faccia allo sclerotico mondo televisivo nazionale.

Ne sono certi i dirigenti di Sky Italia e RAI. James Murdoch, presidente di News Corp Europa, ha detto al World Economic Forum di Davos:

"L'Italia è a un crocevia e potrebbe utilizzare la crisi per realizzare un sistema più favorevole ai giovani. Sky Italia ha puntato sui giovani italiani: la loro expertise viene utilizzata ora anche per la tedesca Primiere che ha la base logistica a Milano".

Per la TV Pubblica, l'opportunità di crescita si traduce in un impegno più deciso sul versante dei New Media: "Anche la RAI – ha detto durante il Summit dell'UPA il direttore generale, Claudio Cappon – ha dovuto affrontare la contrazione degli introiti da spot, mantenendo la barra dritta e puntando sull'innovazione, in particolare sul digitale e sul web. Stiamo affrontando la sfida del cambiamento e i primi risultati ci confortano".

Nel momento della crisi, "the show must go on" verso la nuova frontiera della televisione.

Scritto da Style24.it Unit

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