La Beatrice Borromeo dell’Anno zero di Santoro

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Ho 21 anni e vivo a Milano.

Mi capita di arrivare a Milano la sera tardi, magari alla Stazione centrale: mi sento abbastanza tranquilla, ma sento che attorno a me cresce la paura, la diffidenza verso gli immigrati.

Queste sono state le prime parole pronunciate giovedì scorso da Beatrice Borromeo nel programma Anno Zero di Michele Santoro.
Come ha già fatto notare Aldo Grasso c'è da chiedersi se in quel caso non ci sia nessuno, in Stazione centrale, ad attendere la giovane Borromeo; ma c'è da domandarsi anche quante volte le sarà mai capitato di trovarsi in una simile situazione.

No perchè io conosco qualcuna che quando arriva la sera tardi in Centraleè costretta a prendere la metropolitana fino alla fermata di Corvetto, per poi dirigersi a piedi verso casa propria, un monolocale che dista poche centinaia di metri da alcuni fatiscenti casermoni popolari.
La scelta di Santoro di far rappresentare la gioventù italiana ad una aristocratica che ha sempre vissuto nella bambagia rasenta la follia.
La presenza della Borromeo ad Anno Zero non aggiunge nulla, è concettualmente imbarazzante: l'unica persona a giovarne non può che essere lei stessa; e la sua immagine da modella precoce.