Killer in viaggio: trailer, trama e recensione della commedia nera

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Una coppia di fidanzati in viaggio attraverso la Merry England.

Attenzione a non farli arrabbiare!

Regista poco conosciuto dal pubblico italiano, ma che è riuscito a creare un nutrito stuolo di ammiratori grazie al suo piccolino gioiellino Kill List (un inquietante e misterioso viaggio di iniziazione esoterico), l’inglese Ben Wheatley arriva anche nelle sale cinematografiche italiane con Sightseers, titolo originale dell’italico e più esplicito Killer in viaggio deciso dalla distribuzione.

A differenza del predecessore, la terza opera del cineasta è una commedia che però conserva non solo il tipico humour nero degli albionici ma anche una vena di crudeltà horror, a volte portata in scena in modo quasi splatter.

 

Al centro del film, nato anche grazie all’interessamento di Edgar Wright, responsabile de L’alba dei morti dementi e Scott Pilgrim vs The World, vi sono Chris e Tina (gli eccellenti Steve Oram e Alice Lowe, anche sceneggiatori e creatori dei personaggi): una coppia di fidanzati solo all’apparenza come tante.

Lui infatti, sotto la facciata del bravo ragazzo, nasconde una violenza che non riesce a esprimere compiutamente, forse frutto della sua frustrazione come scrittore; lei invece è vittima della madre, malata e ossessiva, ha una scarsa considerazione di se stessa, aggravata anche da un ridicolo senso di colpa per la morte dell’amato cagnolino.

Entrambi sono quindi gravati da forti tensioni emotive e psicologiche ma sostanzialmente la loro psiche e il loro comportamento, all’esterno tipicamente british, è quella di un adolescente.

Dopo varie insistenze Tina riesce a partire insieme a Chris per un viaggio attraverso l’Inghilterra rurale, alla ricerca dei posti più adatti a turisti interessati a musei e scorci paesaggistici come i due. La convivenza, dopo il primo intenso e passionale idillio, non sarà per niente facile, anche perché presto affioreranno non solo le inevitabili divergenze di opinione, ma anche e con gran prepotenza la violenza a lungo sopita…

Ben Wheatley ha due obiettivi in mente per questa pellicola: da una parte la satira, feroce ma sempre ammantata di understatement britannico, del modello inglese di controllo emotivo, desiderio di tranquillità e rispetto per le regole che si scontra con le turbe psichiche dei due, adulti-bambini semi-funzionanti; dall’altra è anche davvero un viaggio attraverso un’utopica Merry England, rovinato o forse solo trasfigurato dall’effettiva durezza di una realtà scabra e a volte ostile.

Purtroppo non tutto riesce perfettamente in questo film: i momenti più comici fanno fatica a saldarsi con le manifestazioni di odio e intolleranza dei due eccellenti perdenti e spesso non si ride abbastanza quanto si dovrebbe; tuttavia i due protagonisti sono figure molto interessanti che, fossero state sviluppate in modo più puntuale, sarebbero potute divenire memorabili. Si avverte poi la mancanza di un collante che faccia da trait d’union per le differenti sequenze che rischiano di venire percepite come avvenimenti staccati.

Da segnalare invece come molto adeguata e “prosaicamente” bella la colonna sonora, a base di classici anni 60 (Season of the Witch di Donovan compare a più riprese, ma si ascoltano anche i Soft Cell) e di alcune chicche della musica cosmica anni 70 (Neu, Harmonia e Popol Vuh).

Alla fine Wheatley non perde il vizio e regala un’altra conclusione a sorpresache lascia l’amaro in bocca pensando a quanto avrebbe guadagnato il film se avesse scelto di percorrere con convinzione una strada più definita e non un miscuglio parzialmente a fuoco.

Killer in viaggio rimane comunque un’opera divertente, dotata di una voce originale e provocatoria e frutto di una riflessione amara sul destino infelice di alcune persone, per quanto non si possa pronosticare una particolare incidenza nella memoria del pubblico.