Il liceo Berchet, gli studenti e Youtube

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Mi sono sempre occupato di Youtube, anche su questo blog, visto che comunque i video pubblicati su questo sito di video sharing sono entrati a far parte del mondo della televisione, forse meglio dire dello spettacolo.

Sicuramente sono linfa vitale per il web e per i blog. E questo siore e siori, è un blog.

Oltretutto l'argomento di cui vi parlo oggi non ha a che fare solo con Youtube, ma anche con il liceo classico Berchet di Milano, nel quale mi sono diplomato: insomma, una miscela esplosiva che non poteva vedermi indifferente.

Ecco quindi che quest'oggi vi propongo un post che ho scritto ieri su Milano 2.0
Ah, il Berchet.

Chi vi scrive ha passato cinque anni tra i corridoi di quel liceo e ha visto avvicendarsi presidi e professori. Cinque anni difficili, vissuti con intensità e con sacrifici, in un liceo che ha professori eccellenti ed offre un'istruzione eccellente. Insomma, è con un pizzico di orgoglio che si esce da questo liceo classico, consci del fatto che tra quei banchi è andata in scena un'importante "prima" della nostra esistenza.
Il Berchet è questo, ma non solo.

Come tutte le scuole superiori non può – e non deve – essere solo un luogo di studio. E' qui che si vivono gli anni dell'adolescenza, con le sue problematiche e la sua spensieratezza, si instaurano le prime solide amicizie, ci si getta a capofitto nei primi amori e si conoscono le prime grandi delusioni; anche se spesso si preferisce negarlo una fase importante della nostra vita (lontana dallo studio) è racchiusa tra le mura di quell'edificio.

Ciò che saremo, in parte, lo dobbiamo al liceo.

Perchè questo lungo preambolo? Per analizzare ciò che è accaduto in questi giorni al liceo Berchet con un'ottica diversa da quella dei quotidiani. E' un argomento che ci riguarda da vicino, visto che sono presenti tutti gli ingredienti che nutrono un blog quotidianamente: in primis Youtube e l'uso della Rete.

Ma cosa è succeso al Berchet? Qualche giorno fa due studenti hanno ripreso una propria goliardata con il telefonino e l'hanno caricata su Youtube.

«Guarda quella, è proprio una…»; questo ed altri simili commenti si potevano ascoltare nel video, mentre scorrevano le immagini di alcuni passanti. Il preside, Innocente Pessina, si accorge del video, lo fa togliere, richiama gli studenti e chiede loro di caricare un video di scuse

I due liceali (con la media del 9 tutti e due, più o meno) fanno le proprie scuse e caricano il video. Non è abbastanza, il preside vuole che siano più convincenti e chiede loro un nuovo video: sarà pubblicato oggi.

Bene, tutto finisce qui? No, non proprio, visto che i due studenti hanno già ricevuto decine di insulti per quel loro "gesto riparatore". E pensate a quanti "infami" verranno sussurrati dai colleghi studenti al loro passaggio.

E' giusto punire i gesti stupidi; se la punizione avesse avuto solo l'effetto collaterale dello sberleffo da parte dei coetanei avremmo anche dato ragione al preside. La rimozione del video, oltretutto, era il minimo che si potesse fare.

Ma il preside, Innocente Pessina, è incappato in un errore. La pretesa di un video di scuse è nel suo piccolo una "forma di violenza". E non perchè sbagliata, ma perchè mal ponderata.

I giornalisti dai tempi del famoso video di bullismo scolastico (quello del ragazzo down picchiato) hanno scoperto Youtube e si sono accorti di quanto faccia notizia. E questo è un problema. O meglio, questo è un problema per quei due studenti modello del Berchet.

La punizione si è trasformata in gogna mediatica.

Spesso ci si pente delle azioni commesse. I due ragazzi lo hanno fatto, ora il preside dovrebbe forse rendersi conto che la situazione gli è sfuggita di mano.

Non si gioca con Youtubeproprio nel momento in cui al solo udir quel nome il giornalista ha già una notizia in mano. Se a questo poi aggiungiamo l'altra moda giornalistica del "bullismo" si può intuire la miscela esplosiva che si è creata.

Che si fa ora? Pessina pubblicherà su Youtube un video di scuse pentendosi di aver dato in pasto alla stampa i docili visini di quei due studenti? Oppure è il caso di uploadare un video con un mea culpa del preside che non è riuscito a valutare il potenziale esplosivo di quella richiesta?

Resta ancora un'ipotesi: il preside era a conoscenza di ciò che sarebbe successo. E ha deciso comunque di proseguire.

UPDATE: Il Preside non farà fare ai due studenti il secondo video di scuse.

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