Uscirà nelle sale italiane il 30 marzo, distribuito dalla CG, The Mill and the Cross, con il titolo italiano I colori della passione.
II film di Lech Majewski ha partecipato ai festival di mezzo mondo e ricevuto numerosi riconoscimenti. In Inghilterra è stato presentato alla National Gallery, in Francia al Louvre con 100mila spettatori, al Moma di New York, alla Biennale di Venezia, in India, in Giappone e dopo il successo al Sundance Film Festival e’ stato acquistato da 55 paesi.
Il regista polacco si è ispirato al quadro La salita al Calvario di Pietr Bruegel il Vecchio, pittore fiammingo molto amato dal cinema, affollato da più di 150 personaggi, tutti assoluti protagonisti della tela perché “Bruegel nasconde i suoi eroi – Cristo condotto al Calvario – dietro la gente comune. Il centro nevralgico del dipinto, la croce, si mostra e si cela alla vista. E quel che più è in evidenza scompare nel groviglio dei corpi che popolano l’allegoria fiamminga della vita e della morte“.
Lavoro sospeso fra cinema e pittura, che il video-artista polacco rende avvalendosi delle potenzialità del digitale sovrapponendo tre tipologie di ripresa: su blue screen; dal vero in Polonia, Repubblica Ceca, Austria e Nuova Zelanda; su fondale in 2D dipinto su una grande tela.
Ne La salita al Calvario (1564) Bruegel rappresenta la Passione di Cristo ambientata nelle Fiandre del suo tempo, oppresse dalla dominazione spagnola. A quell’epoca Filippo II stava conducendo una feroce repressione contro i movimenti religiosi riformistici.
Tutto questo è nel quadro, stratificato in forma simbolica o evidente nell’approccio realistico.
“Ho scoperto il dipinto durante un viaggio a Venezia, fermandomi di passaggio a Vienna.– ha dichiarato il regista- Osservare un’opera di Bruegel è un’esperienza simile a quella che si prova di fronte a un film di Fellini: i personaggi traboccano di sfumature, non si mettono in posa, sono di spalle. La varietà dei tipi si moltiplica a ogni angolo.
È vita in movimento. Si può vedere bene un quadro di Lichtenstein a cinquanta metri di distanza, ma per conoscere Bruegel bisogna avvicinarsi enormemente, osservare ogni figura. Il dipinto ci attrae automaticamente all’interno della propria orbita“.
Come il pittore si ritrasse all’interno della tela, così il talentuoso Majewski nella scena finale sceglie di fare una panoramica della sala in cui il quadro è esposto, sospensione temporale e omaggio a sé stesso, come regista.
Un film da non perdere.
GUARDA IL TRAILER



