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Nel 2006, le librerie italiane accolsero un’opera che avrebbe cambiato per sempre la percezione della criminalità organizzata: Gomorra di Roberto Saviano.
Questo romanzo, che mette a nudo le pratiche della camorra, divenne rapidamente un best seller e suscitò un’eco mediatica senza precedenti. Due anni dopo, nel 2008, il regista Matteo Garrone portò questa storia sul grande schermo, dando vita a un film che ricevette una calorosa accoglienza sia dal pubblico che dalla critica.
Il film, intitolato semplicemente Gomorra, riuscì a raccogliere numerosi premi e riconoscimenti, tra cui sette David di Donatello e cinque European Film Awards.
Inoltre, la sua nomination come Miglior film straniero ai Golden Globe sottolineò la sua rilevanza a livello internazionale, consolidando l’immagine di Garrone come uno dei registi emergenti più influenti del panorama cinematografico.
La pellicola si sviluppa attorno a quattro narrazioni distinte, tutte ambientate in Campania. Ogni storia esplora la vita di personaggi coinvolti in un contesto di illegalità e sfide quotidiane. Le riprese sono state effettuate in vari luoghi significativi, che arricchiscono la narrazione con una forte dimensione realistica.
Il primo episodio, incentrato sulla figura del sarto Pasquale, è stato girato a Terzigno, un comune della provincia di Napoli. Qui, il protagonista si confronta con la dura realtà del lavoro e delle pressioni esterne, rappresentando una parte vulnerabile della società.
Le celebri Vele di Scampia, simbolo di degrado e speranza, diventano invece il palcoscenico per la storia di Totò Maria e don Ciro. Questo contesto offre uno spaccato della vita nei quartieri popolari e delle dinamiche di potere tra i vari gruppi.
La scelta di queste location non è casuale; esse parlano da sole, raccontando storie di speranza e disperazione.
Il racconto di Franco e Roberto, due imprenditori coinvolti nello smaltimento illegale dei rifiuti tossici, è stato girato nella tristemente nota terra dei fuochi. Questa area, che comprende comuni come Grazzanise e Casal di Principe, diventa un simbolo della lotta contro l’inquinamento e le conseguenze della criminalità organizzata.
Infine, l’ultima storia, che vede protagonisti Marco e Ciro, è stata filmata tra Castel Volturno e il litorale Domiziano.
Questi giovani, immersi in un mondo di opportunità e sfide, rappresentano le nuove generazioni che cercano di farsi strada in un contesto difficile.
Il cast del film è una delle sue forze principali, con attori che hanno saputo dare vita a personaggi complessi e sfaccettati. Salvatore Cantalupo interpreta il sarto Pasquale, mentre Zhang Ronghusa veste i panni dell’imprenditore cinese Xian. Questi ruoli evidenziano l’intersezione di culture e destini all’interno della narrazione.
Gianfelice Imparato è don Ciro, un personaggio che incarna la moralità in un contesto corrotto, mentre Maria Nazionale e Salvatore Abruzzese interpretano rispettivamente Maria e Totò. La loro presenza conferisce al film una profondità emotiva che risuona con il pubblico.
Inoltre, i personaggi di Franco e Roberto, interpretati da Toni Servillo e Carmine Paternoster, rappresentano l’avidità e la corruzione del mondo imprenditoriale, mentre Marco e Ciro, interpretati da Marco Macor e Ciro Petrone, incarnano la speranza di una generazione che desidera cambiare le cose.