Dal 1966 a oggi le truffe continuano a ripetersi ciclicamente
La pratica del remake è divenuto ormai un tratto distintivo dello stile dei fratelli Coen, da sempre abituati a filtrare le influenze più disparate del cinema classico sia in modo esplicito, con la realizzazione di rifacimenti di vecchie pellicole (La signora omicidi, Il grinta), sia attraverso svariati rimandi intertestuali e l’utilizzo di figure linguistiche appartenenti alle opere dei loro ispiratori.
Gambit – Una truffa a regola d’arte si immette in questa tendenza dei due registi, pur rappresentando un’esperienza più commerciale: la coppia non presiede alla regia ma ha solo scritto la sceneggiatura sotto richiesta dei produttori, che da molto tempo stavano cercando qualcuno per riportare su grande schermo l’originaria pellicola del 1966 che aveva come protagonisti Michael Caine e Shirley MacLaine.
Un cast d’eccezione, quindi, non troppo diversamente da quello del film del 2012 diretto da Michael Hoffman (Un giorno, per caso, Sogno di una notte di mezza estate): troviamo infatti Colin Firth e Cameron Diaz nelle vesti dei due truffatori e Alan Rickman in quella del boss da gabbare, mentre Stanley Tucci fa una comparsata in un ruolo minore.
Al centro della storia c’è infatti un piano diabolico messo in atto da Harry Deane, di professione curatore di mostre d’arte: colpire nell’orgoglio uno degli uomini più arroganti d’Inghilterra, il ricchissimo collezionista Lionel Shabandar. Per far questo dovrà convincerlo ad acquistare un falso Monet, servendosi dell’aiuto di una bella texana, PJ, che avrà il compito di sedurre l’anziano uomo, rubandogli una statuetta di grande valore.
Nulla però va per il verso giusto (sopratutto nelle sceneggiature dei Coen), e tra i due complici scatterà la scintilla della passione…