#il più grande spettacolo dopo il week end e “Resto Umile World Show” sbranati da una critica giornalistica da avanspettacolo…
Il dualismo Fiorello (#il più grande spettacolo dopo il week end, oggi lunedì, rai1) Zalone (“Resto Umile World Show”, venerdì, canale 5) era fatale.
Come previsto qui, i giornali si sono scatenati nel televoto -preferisci lo “scostumato” Checco o il “beneducato” Rosario Tindaro?- trasformando la critica in un insulso giochino da reality che dirotta l’attenzione dal vero focus: cos’è la tv di qualità?
La carta stampata, una volta luogo dell’elaborazione culturale, oggi imita il peggiore entertainment tv e traduce tutto in tifo politico, bollando i prodotti del piccolo schermo in base ad assurde categorie.
Non ci saremo un po’ tutto bevuti il cervello, a destra e sinistra, su cosa significhi satira e spettacolo televisivo?
Il Giornale e Libero tirano Checco per la giacchetta e lo iscrivono alla Destra per la sua parodia di Saviano.
Come se fosse un merito avere un tamarro nelle proprie fila: trascurano il dettaglio che un personaggio volgarissimo -intelligentemente governato da Luca Medici- non può certo essere un raffinato progressista.
Ormai certa Stampa è un mix di avanspettacolo e idiozia ideologica!
Qualcuno però fa il critico serio e suggerisce una chiave di lettura azzeccata sul fenomeno Zalone.
E’ l’esperto di tv de La Stampa, Walter Siti.
Anche lui sottolinea la banalità del confronto tra Fiorello e Zalone (…era ovvio che il Checco Zalone di Resto Umile World Show venisse visto come l’anti-Fiorello. Offensivo, volgare, becero quanto quello è elegante, gradevole, piacione…).
Con un tocco da fuoriclasse, però, dribbla l’insulso duello e individua il vero antagonista di Checco Zalone nel laureato jazzista Luca Medici.
Cioè in sé stesso.
Suggerisco l’articolo perchè riprende un tema già trattato da Format a proposito di Zalone, quello del comico colto che veste i panni del buzzurro ignorante.
Anche per questo- scrive Siti- Zalone ha una lunga tradizione alle spalle, per cui la scurrilità popolare è messa in scena da persone colte; lasciato senza spalla per tre ore Zalone confonde le piste forse anche a se stesso, non sa più se a parlare sia il Cozzalone o l’intellettuale Luca Medici.
Chi è che se la prende coi cantanti solidali e consiglia di scrivere la canzone prima della catastrofe («tanto il territorio è sismico, non va sprecata»)? Chi, parodiando Vendola, non gioca a moscacieca per rispetto degli «insetti diversamente abili»?
Finisce che Checco deve chiedere scusa a Luca, allargando le braccia. E’ un discrimine ambiguo su cui lui, con la sua verve trasgressiva, riesce a mantenersi ma su cui cadono gli ospiti: da un’imbarazzata Pausini a un Albano stile Leone di Lernia.
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