Festival di Sanremo: Luigi Tenco, l'”effetto-Tenco” e le colpe della Tv

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Fino al 4 marzo questo blog partecipa allo "Speciale Sanremo" di Blogosfere, che esplora la dimensione meno conosciuta della rassegna canora.

Mi occuperò degli aspetti inediti della manifestazione e dei format musicali di televisione e new media. In Tv andrà in onda il Festival ed il Dopo Festival, su Blogosfere il "Pre-Festival"!

Sanremo 2007 dedicherà un ricordo a Luigi Tenco, di cui ricorre il 40° anniversario della morte.

Il cantautore genovese si toglie la vita nella notte del 27 gennaio 1967 nella stanza 219 dell'Hotel Savoy. La sera precedente, aveva cantato sul palco del Festival "Ciao, amore ciao".

Prima di morire, scrive un biglietto: "Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io, tu e le rose' in finale e una commissione che seleziona ‘La Rivoluzione'. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi".

E' il suo testamento "sociale": un'accusa forte nei confronti dell'industria discografica che penalizza la qualità, tristemente attuale nell'era delle canzoni-suonerie.

Ma il suo messaggio rimane inascoltato, ed il gesto di Tenco serve a chiarire le idee a poche persone.

Perchè l'unico dibattito che avrebbe dovuto suscitare la fine del grande artista doveva forse svilupparsi intorno alla musica di valore ed alle strategie per promuoverla.

In fondo, col suo biglietto chiede rispetto per il suo gesto.

I media hanno invece preferito speculare sul suo amore travagliato per Dalida per ricavarne una fiction e un serial-varietà gestito da Paolo Limiti, sulla sua fragilità.

Violando una sfera intima che andava rispettata, troppo personale per essere soggetta a giudizi talora avventati da parte di altri esseri umani.

E' difficile valutare ,ad esempio, se è da considerarsi più vulnerabile Tenco, o il "leone" Claudio Villa, anche lui ricordato quest'anno in occasione del 20°anniversario della morte, che ha messo fine alla sua malattia strappando in un momento di rabbia i fili delle apparecchiature che lo aiutavano a respirare durante il suo ricovero in clinica.

La forza e la fragilità sono troppo relative, e troppo connaturate in ognuno di noi per autorizzarci ad emettere sentenze.

Il suicidio di Tenco ha comunque costretto la tv a confrontarsi con il tabù della morte.

Ed ha purtroppo creato un "effetto-Tenco" di cui si è poco parlato, che riconferma l'influenza dei messaggi amplificati su larga scala dai media.

Negli anni successivi ,infatti, due artisti hanno cercato di imitarlo, per fortuna senza riuscirci.

La prima, nel 1969, è Anna Identici. Avrebbe dovuto partecipare a quell'edizione con Il Treno, ma in preda alla depressione tenta il suicidio: al suo posto partecipa la diciottenne Rosanna Fratello. Habituè del Festival, a cui concorre ben sette volte, la Identici dopo quel suicidio fallito intraprende la strada della canzone impegnata. "Da lì (dal tentato suicidio, ndr)- scrive Leon Ravasi– matura la svolta che la porta a incidere un 33 giri di sole canzoni di lotta: Alla mia gente…nel '72 torna a Sanremo portando un brano (bellissimo) sugli omicidi bianchi nei cantieri.

Forse il più forte atto d'accusa che sia mai stato scagliato dal palco del Teatro Ariston".

L'altro emulo mancato di Tenco, nel 1970, è Armando Stula, misconosciuto cantante che oggi gode di ottima salute svolgendo l'attività di pittore figurativo. Non ammesso alla fase finale, per la delusione tenta di togliersi la vita ingerendo due flaconi di tranquillante. E' salvato dai poliziotti, allertati da una persona che gli è vicino.

Questi due artisti hanno cercato la morte con uno stile di certo più discreto di Pino Pagano, salvato da Baudo in diretta tv nel '95.

Li accomuna a Tenco il disagio nei confronti della discografia delle canzonette.

A loro modo, hanno interpretato correttamente il suo testamento, in un modo – vanamente- distruttivo, a cui si oppone l'opera costruttiva del Club Tenco, che ha raccolto al meglio l'eredità vera dell'artista genovese e ne celebra il valore umano, la passione, la malinconia e l'impegno civile promuovendo la musica italiana di qualità.