TESTO TAGLIATO PERCHE’ TROPPO LUNGO – GUARDA LINK
I cantanti della categoria giovani hanno il loro vincitore: la canzone che si piazza sul primo gradino del podio è “Mi piacerebbe sapere”.
Riguarda l’esibizione. Il fotoracconto
Vi sembrava di ricordare il viso espressivo di Antonio Maggio? Avete pensato per un istante, come me, che si trattasse di un ex comico di Zelig?
Maggio, vincitore della categoria Giovani del 63esimo Festival di Sanremo, non è nuovo ai podi televisivi. Nel 2008 il 26enne pugliese vinse la prima edizione di X-Factor (allora in onda su Rai Due) con gli Aram Quartet guidati da Morgan.
Il gruppo di lì a poco si sciolse, ma il giovane cantante, che per vocazione aveva il canto cabarettistico, voleva sfondare nel mondo della musica e nel 2011 ci riprovò con il suo primo singolo da solista, Inconsolabile, con il quale tentò per la prima volta la scalata all’Ariston partecipando a Sanremo Social. Antonio non arrivò in finale, ma non si arrese: la costanza premia e tra le lacrime (il grottesco stupore finale si scioglie in pianto) viene proclamato vincitore della categoria Giovani…
Mi piacerebbe sapere: perché?
E non tanto “perché lui e non un altro dei quattro giovani?” (la sua canzone è molto orecchiabile e i rivali non erano temibili, anche se tra tutti il mio preferito è Renzo Rubino, ma noi “pseudo-intellettuali” ci accontentiamo dei premi della critica… Mia Martini), ma: perché la bella musica non arriva mai a Sanremo? (La bella musica in Italia, priva dell’appoggio di grandi case discografiche sull’orlo del fallimento, esiste e i compromessi di Sanremo per portarla sul palco dell’Ariston sotto le vesti raddolcite di un solo rappresentante per tutti sono patetici).
Sanremo non cambia mai e vive di fortuna: succede a volte, e la puntata di ieri sera sul revival storico lo ha mostrato (non grazie a tutti i pezzi, sia chiaro), che un brano su 20 abbia tutta un’altra musica, tale da poter smentire l’uguaglianza Sanremo = parole vuote, banali, insulse.
“Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao” – cantava Tenco – mettendo insieme parole semplici e comunissime, ma talmente solide nel complesso del brano da risultare uniche.
Amai di Umberto Saba la ricerca del semplice, del sentire quotidiano e comune agli uomini, che non scade nel banale:
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
(da Mediterranea, 1946)
E’ possibile fare musica con il gergo quotidiano, sentimentale, primordiale, ma è molto difficile. La magia non riesce a tutti, ma quasi tutti quelli a cui non riesce salgono sul palco (il Cile vince il premio “Miglior testo”).
Guardo questa quarta serata del Festival, a cena, con dei giovani musicisti. Ci sono i Blue Willa (meravigliosamente bravi) e Francesco Motta dei Criminal Jokers (per lui non aggiungo aggettivi, potrei risultare troppo di parte) e mi piacerebbe sapere…
GUARDA IL VIDEO