Trionfo dell’Europa dell’est: ecco tutti i premi
Si è conclusa ieri la 63esima edizione del Festival di Cinema di Berlino, oscurata in Italia dalla numericamente uguale edizione del Festival di Sanremo.
La Kermesse cinematografica si chiude con la consegna dei premi, che hanno dimostrato una volta di più lo spessore della Berlinale.
La statuetta più ambita, l’Orso d’Oro al miglior film, è andata al regista romeno Calin Peter Netzer per il film Child’s pose, pellicola che racconta la storia drammatica di Cornelia, madre di famiglia dell’alta borghesia romena che cerca di salvare dal carcere il figlio trentenne Barbu, accusato per aver investito accidentalmente un bambino.
Due premi per il film bosniaco di Danis Tanovic An episode in the life of an Iron Picker: protagonista è Senada, una donna rom incinta, sprovvista di un’assicurazione sanitaria e quindi incapace di permettersi le spese dei controlli medici, anche di fronte all’emergenza di un possibile aborto spontaneo.Il docu-fiction che racconta una storia vera con i veri protagonisti degli avvenimenti che interpretano se stessi (il film è costato meno di 100.000 dollari) vince l’Orso d’Argento Gran Premio della Giuria e l’Orso d’Argento per il miglior attore per l’interpretazione del suo protagonista Nazif Mujic.
L’Orso d’Argento come migliore attrice è andato all’attrice cilena Paulina Garcia, protagonista del film Gloria del regista Sebastian Leilo.
Miglior sceneggiatura a Jafar Panahi per Closed Curtain di Jafar Panahi e Kamboziya Partovi, nel quale un uomo e una donna vivono reclusi in una villa per sfuggire alla polizia islamica, che li sta cercando (il regista non ha potuto ritirare il premio perché condannato a sei anni di reclusione).
Il riconoscimento per la Miglior regia è andato a Prince Avalanche di David Gordon Green, divertente commedia che vede protagonisti Alvin e suo cognato Lance alle prese con una forzata e mal tollerata convivenza.
Menzione Speciale per il film Promise Land di Gus Van Sant, che vede protagonista e sceneggiatore Matt Damon e per la pellicola della sudafricana Pia Marais Layla Fourie.